Made in Italy: sollievo a metà. Cresce l’allarme per l’agricoltura

Olio tra le eccellenze colpite. Stimate perdite economiche per oltre un miliardo. Coldiretti chiede correttivi

Ettore Prandini
Ettore Prandini
00:00 00:00

C'è chi tira un sospiro di sollievo, perché poteva andare peggio. E c'è chi invece non è nelle condizioni di poter fare altrettanto. La dichiarazione congiunta Ue-Usa che ha formalizzato l'intesa sui dazi scongiura infatti gli effetti devastanti di una guerra commerciale fuori controllo, ma non è sufficiente a mettere del tutto al sicuro i quasi 24 miliardi di export italiano verso gli Stati Uniti. Secondo l'accordo, alcuni settori strategici come automobili, prodotti farmaceutici e semiconduttori godranno difatti di un'aliquota tariffaria massima e onnicomprensiva del 15% mentre altri ugualmente determinanti per le esportazioni tricolori non rientrano nel novero dei «graziati». Per l'Italia, insomma, alcuni spiragli positivi ci sono. Ma non sono per tutti. È comprensibilmente in allarme, ad esempio, il nostro settore agroalimentare, che nel 2024 ha esportato eccellenze negli Usa per quasi 8 miliardi di euro. Ora, secondo la Coldiretti guidata da Ettore Prandini (in foto), le nuove tariffe al 15% sui prodotti agroalimentari nostrani rischiano di costare oltre 1 miliardo di euro al Made in Italy, con vino, olio, pasta e comparto suinicolo tra i più colpiti. Nel dettaglio, si stima che l'olio extravergine di oliva subirà un aggravio di oltre 140 milioni e che la pasta di semola vedrà un aumento di quasi 74 milioni. Paradossalmente, il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano dovrebbero invece uscirne meglio: dopo il primo aprile scorso, infatti, i formaggi a pasta dura avevano raggiunto il 25% di dazio mentre ora scenderanno di dieci punti, tornando al 15 per cento. Il calice è invece particolarmente amaro per il vino: il danno stimato per le imprese italiane del settore è di circa 317 milioni. «È il comparto più esposto tra le top 10 categorie italiane di prodotti destinati agli Stati Uniti, con un'incidenza al 24% sul totale export globale e un controvalore di circa 2 miliardi l'anno», ha avvertito il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, che ora si aspetta «un secondo semestre molto difficile, pur nella speranza che le parti possano correggere il tiro». Il governo italiano, da parte sua, sta già lavorando proprio in questa direzione insieme agli altri attori istituzionali europei. L'obiettivo è quello di «incrementare ulteriormente i settori merceologici esenti, a partire dal settore agroalimentare» e di ottenere così le migliori condizioni possibili. Particolare impegno si legge in una nota di Palazzo Chigi sarà riservato «alla conclusione di un'intesa in tema di acciaio e alluminio». Agire su questo fronte è fondamentale per attutire il più possibile l'impatto sull'export tricolore, che secondo Unimpresa è previsto tra 7 e 8 miliardi di euro. Al momento, l'orizzonte commerciale appare meno cupo per l'industria automobilistica e dei relativi componenti, che ottiene un allentamento del dazio dal 27,5% al 15 per cento.

Respira anche il comparto italiano dei macchinari e delle apparecchiature, il cui export negli Usa è stato di quasi 13 miliardi nel 2024. E lo stesso fanno le industrie di prodotti e preparati farmaceutici di base, che lo scorso anno avevano esportato negli Stati Uniti per oltre 10 miliardi.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica