
Da giorni i più stretti collaboratori di Papa Francesco sono al lavoro per concretizzare il tutto e rendere possibile un incontro, seppur breve, con il vicepresidente Usa, JD Vance, in questi giorni a Roma per le vacanze di Pasqua. Non un incontro ufficiale, quello c'è già stato con il Segretario di Stato Pietro Parolin, e nemmeno una visita informale a Santa Marta: l'ipotesi è che il vice di Trump possa incontrare Francesco questa mattina, al termine della messa di Pasqua in piazza San Pietro. Il vicepresidente Usa è atteso alla messa solenne che sarà celebrata dal cardinale Angelo Comastri, delegato da Bergoglio. Il Papa, se le condizioni di salute e il meteo lo permetteranno, dovrebbe arrivare in piazza per la benedizione Urbi et Orbi: nel libretto della celebrazione è previsto che venga letta dal Papa. Inoltre, Francesco, ha già fatto sapere che sarebbe suo desiderio essere presente, dopo il nuovo blitz di ieri in Basilica. Del resto nessuno può impartire questa benedizione apostolica, la più solenne, riservata appunto al Pontefice.
Dopo l'Urbi et Orbi potrebbe esserci questa stretta di mano e un breve saluto con i familiari di Vance, la moglie e i tre bambini. Già nel giorno di venerdì santo il «baby cattolico», convertitosi nel 2019, aveva partecipato in Basilica alla celebrazione della Passione. Ieri mattina, poi, l'udienza con il cardinale Parolin. In un clima disteso e, a tratti, anche accompagnato da qualche battuta «vi è stato uno scambio di opinioni sulla situazione internazionale, sui Paesi segnati dalla guerra, da tensioni politiche e da difficili situazioni umanitarie, con particolare attenzione ai migranti, ai rifugiati, ai prigionieri».
Proprio sul tema delle migrazioni nei mesi scorsi si sono vissuti momenti di tensione tra la Chiesa e l'amministrazione Trump; la Conferenza Episcopale Usa ha citato in giudizio l'amministrazione per i tagli ai fondi umanitari già stanziati per l'aiuto ai rifugiati. Persino Francesco, in una lettera all'episcopato americano, aveva in qualche modo corretto il vicepresidente Vance che in passato aveva tradotto l'ordo amoris, l'ordine dell'amore, di Sant'Agostino come un doversi prendere cura prima dei proprio connazionali e poi degli stranieri. Bergoglio nella missiva, in modo inconsueto, aveva invece precisato che il
«vero ordo amoris è quello che scopriamo meditando costantemente la parabola del buon Samaritano, meditando cioè sull'amore che costruisce una fraternità aperta a tutti, nessuno escluso».
Frizioni tra Santa Sede e Casa Bianca si sono registrate, mesi fa, anche con alcune nomine: in attesa del «gradimento» del Vaticano, Trump ha già fatto sapere che il suo nuovo ambasciatore presso la Santa Sede sarà Brian Burch, presidente di CatholicVote e amico di Vance, descritto come cattolico conservatore e su posizioni opposte, su temi come migranti e accoglienza della comunità Lgbtq+, a quelle del Papa.
Dal canto suo Bergoglio ha scelto come nuovo arcivescovo di Washington il cardinale McElroy, considerato una spina nel fianco per la Casa Bianca, proprio sui temi dell'accoglienza e dell'apertura verso le comunità omosessuali.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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