La politica si autoaccusa: «Su Fincantieri abbiamo dormito»

La politica si autoaccusa: «Su Fincantieri abbiamo dormito»

Alla fine ce l’hanno fatta. Hanno sospeso ancora una volta il consiglio regionale per trovare l’ennesimo testo «condiviso», ma ce l’hanno fatta. Destra e sinistra sono riusciti ad approvare un ordine del giorno all’unanimità sulla vicenda Fincantieri, per dire che occorre evitare il piano lacrime e sangue e che i due «tavoli» regionali di confronto dovranno trovare la soluzione meno dolorosa possibile. La Lega ha rinunciato (ma solo per il momento) a presentare il documento che chiedeva la rimozione dell’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono. Altrettanto hanno fatto Italia dei Valori, Sel, Federazione della sinistra e Udc che comunque non nascondevano le responsabilità dei dirigenti del gruppo.
Il dibattito è così filato via abbastanza liscio, con Gino Morgillo (Pdl) a ricordare a tutti che comunque non si può far finta che la crisi non ci sia e Miceli (Pd) a invocare «unità» a tutti i costi. Rixi (Lega), pur annunciando di congelare l’ordine del giorno anti-Bono riservandosi di ripresentarlo in caso di mancato rispetto dei patti, ha ricordato che «non si possono chiedere solo sacrifici ai lavoratori, che se c’è crisi e si deve tagliare, allora occorre iniziare dalla testa, visto che nessuno è intoccabile». Gli ha risposto con un intervento molto netto Maruska Piredda, dell’Italia dei Valori. La consigliera che arriva dalle battaglie Alitalia, ha messo da parte il fioretto e ha inchiodato i colleghi, senza distinzione di colore e senza chiamarsene fuori, alle loro responsabilità. E quella che inizialmente sembrava una stoccata alla Lega che nel cda di Fincantieri ha il sottosegretario Francesco Belsito, si è trasformata in una bordata mal digerita anche dal presidente Burlando e dai suoi.
«Se questa crisi, in particolare della cantieristica, esiste ed è nota a tutti, perché finora non è stato fatto nulla di concreto? - chiede provocatoriamente all’aula - La politica non ha mai fatto quello che sa fare. In questa circostanza, ha dimostrato di saper reagire, lo ha fatto bene e qualcosa ha ottenuto. Ma perché finora non era stato fatto niente? La politica deve stare al suo posto, nel senso che la soluzione al problema spetta ai tecnici, è loro la responsabilità se i problemi che si pongono non vengono risolti. La politica deve fare da garante. E questo finora non l’ha fatto. Dobbiamo fare tutti un esame di coscienza».
Parole accolte con espressione sorpresa e probabilmente contrariata da più parti, compreso Claudio Burlando, che finora aveva sempre vestito i panni del salvatore della patria. Piredda ha poi messo ancora nel mirino Bono e i manager Fincantieri: «Perché, se davvero c’era la crisi, sono stati nominati altri dirigenti? Vorrei anche vedere un piano industriale.

E intanto vi annuncio che porterò avanti la richiesta di una commissione d’inchiesta perché chi opera in aziende pubbliche quale è Fincantieri deve assumersi le proprie responsabilità davanti al pubblico». Le facce erano ancora più rabbuiate, forse ad eccezione proprio dei leghisti, che in teoria erano gli iniziali «bersagli» dell’intervento.

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