Mentre anche dagli Stati Uniti si ammette che ebola è la peggior epidemia dai tempi dell'Aids e anche in Europa finalmente si smette di parlare di psicosi, a stupire sono i tempi da pachiderma dell'Ue. Dove la richiesta di un vertice per affrontare l'emergenza chiesto dal ministro italiano della Salute Beatrice Lorenzin, è stato messo in calendario soltanto per giovedì prossimo. Il 16 ottobre, una settimana di tempo prima di «valutare nuovi e ulteriori sistemi di sicurezza negli aeroporti» e giorni persi di fronte a una pestilenza che non ha certo i tempi dell'euroburocrazia. Ma nel frattempo tra ieri, oggi e domani la Lorenzin potrà occuparsi di «Dieta mediterranea» alla festa nazionale dell'Ncd organizzata tra Conversano (Bari) e Ceglie Messapica (Brindisi).
Preoccupante, invece, la visita di ieri dell'assessore lombardo alla Salute Mario Mantovani all'aeroporto di Linate, da cui risulta che nello scalo lombardo «non c'è» un filtro sanitario adeguato ai «parametri di legge». Aggiungendo che anche il personale sanitario è assolutamente insufficiente. Di qui l'appello al ministro Lorenzin: «Il canale sanitario - ha chiesto Mantovani - deve essere necessariamente realizzato se vogliamo che l'aeroporto rientri nei parametri di legge». Soprattutto pensando ai milioni di visitatori in arrivo a Milano per l'Expo del 2015. Durissimo anche il capogruppo della Lega in Regione Lombardia Massimiliano Romeo che chiede controlli della temperatura corporea ai passeggeri che arrivano in aeroporto da Paesi a rischio. «Così come già fanno gli Stati Uniti e l'Inghilterra dove sono condotti in un'area speciale e a ciascuno viene provata la febbre con un termometro digitale puntato alla fronte». Mentre sulle ambulanze di Milano non c'è nessun kit apposito e gli operatori sono stati invitati a utilizzare quello già in dotazione.
E mentre Bruxelles sta valutando l'ipotesi di inviare militari nelle zone colpite per l'eventuale evacuazione di pazienti infetti e per distribuire kit medici dal ministero della Salute arrivano rassicurazioni sulla preparazione delle nostre strutture. «Abbiamo già affrontato altre emergenze mondiali e tutte le procedure necessarie a contrastare una eventuale contagio Ebola sono state attivate», assicura Giuseppe Ruocco, direttore generale Ministero Salute. Ruocco sottolinea come i protocolli attivati in altri casi abbiano protetto il nostro paese. Uno degli esempi più recenti è quello della Sars, la sindrome respiratoria acuta, con una mortalità molto inferiore,15 per cento, contro il 50 del virus Ebola, ma più insidiosa all'inizio perchè si trattava di germe sconosciuto. «Di Ebola invece si sa tutto - osserva Ruocco- Si trasmette soltanto per contatto diretto mentre la Sars si diffondeva per via aerea, quindi era molto pù facilmente trasmissibile». Improbabile dunque un passaggio diretto dall'Africa.«Sono state allertate le Regioni e tutti i presidi sanitari per l'individuazione di posti letti in isolamento. Le ambulanze speciali attrezzate per il biocontenimento sono in numero sufficiente -prosegue Ruocco- Qualsiasi caso sospetto deve essere subito posto in isolamento. In caso di positività al virus sono due i centri di riferimento di eccellenza attrezzati per la cura di Ebola: lo Spallanzani di Roma e il Sacco di Milano».
Il protocollo prevede l'identificazione del caso sospetto attraverso una serie di criteri: febbre alta e altri sintomi come vomito, diarrea o manifestazioni emorragiche. Ovviamente la procedura scatta se il soggetto proviene dalle zone a rischio dell'Africa o è stato a contatto con persone provenienti da quelle zone.
In questo caso il paziente deve essere immediatamente isolato ed i sanitari devono adottare tutte le misure di sicurezza indossando i dispositivi di protezione individuale, camice mascherina pretezione per gli occhi e guanti. Tutti gli ambienti dove sosta il paziente dovranno poi essere trattati con procedure di decontaminazione. I casi sospetti dovranno essere immediatamente segnalati al ministero.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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