Irritazione di Berlusconi: "Basta coi diktat, riforme da fare insieme"

In costante collegamento con i suoi il Cavaliere detta la linea: Forza Italia fuori dall'Aula

Irritazione di Berlusconi: "Basta coi diktat, riforme da fare insieme"

Roma - «No, adesso basta con le minacce». Berlusconi è ad Arcore ma in linea costante con i fedelissimi, Deborah Bergamini in testa. «Le riforme costituzionali si devono fare insieme. Non esiste che imponga tutto Matteo. Specie se ha vinto soltanto per uno 0,37% in più, pari a soli 140mila voti di differenza». Il Cavaliere è duro e molto amaro quando gli mettono in fila quello che sta accadendo alla Camera: tempi contingentati, sedute-fiume e non ultimo la visita notturna del premier alle 2 del mattino con annessa scenetta da bullo: «Cosa sarebbe accaduto se il mio o un altro governo avesse fatto solo un decimo di quello che sta facendo Renzi?». Il clima a Montecitorio è rovente: saltano i nervi di molti e in più occasioni ci si mette pure le mani addosso. Le opposizioni denunciano la deriva autoritaria di Renzi sia nel merito delle riforme sia nel metodo, particolarmente strafottente ed arrogante. Si ventila l'ipotesi dell'Aventino: uscire dall'Aula e lasciare che il Pd si voti da solo la «sua» riforma. Che fare? Berlusconi telefona al capogruppo Brunetta: «Riunitevi tutti e poi prenderemo una decisione; ma io sono per fare come fanno le altre opposizioni. Abbiamo detto che il Patto l'ha stracciato Renzi e che faremo opposizione? Opposizione sia». Forza Italia si riunisce nel parlamentino di Montecitorio. Si discute ma questa volta non animatamente. Brunetta spiega come la pensa il presidente: Aventino. Qualcuno ha qualche perplessità a uscire dall'Aula perché vista come una misura estremamente forte, forse troppo. Non sono convinti Gelmini, Prestigiacomo, Parisi, Centemero, Faenzi che però aggiungono: in ogni caso faremo quanto decide il nostro leader. Poi parlano Elio Vito, Di Staso, Ravetto. Parla anche Saverio Romano, ex ministro, fittiano che però si smarca: nonostante sia vicinissimo all'ex governatore pugliese e quindi un fervente antinazareno, non ci sta. «Le forzature della maggioranza sulla riforma costituzionale non giustificano nessun eventuale Aventino. L'opposizione si fa restando nelle istituzioni», dice. Ma è isolato. Nemmeno gli altri fittiani lo seguono perché «L'Aventino in via generale non sarà il massimo ma l'arroganza del Pd e di Renzi, pessimo gestore di riforme costituzionali finalizzate soltanto ai suoi show televisivi, non lasciano altra strada». E il partito pare così ricompattarsi in serata dopo che tutto il giorno, tra dissidenti fittiani e forzisti tout court erano volati gli stracci.

A dar fuoco alle polveri l'ennesima conferenza stampa dell'eurodeputato pugliese alla Camera: «Il nostro gruppo sulla riforma costituzionale voterà no. Al contrario non abbiamo capito cosa farà Fi. Chiediamo dunque che il partito dica chiaramente qual è la sua posizione, qual è la linea da assumere» aveva pizzicato in mattinata. E poi era tornato sull'ipotesi cacciata: «Non ci sono le condizioni tecnico-statutarie, ma nemmeno quelle politiche, quali sarebbero le ragioni politiche? Perché siamo coerenti con gli elettori che ci hanno eletto nel 2013?». Poi, la conferma di voler continuare a fare la spina nel fianco: «Io sono in Forza Italia dov'ero, sono e sarò».

Su di lui è stato fuoco di fila: «Le sue polemiche sembrano sempre più strumentali ed un semplice gioco di potere», dice Cattaneo. E Bernini: «La linea di Forza Italia è chiara: siamo all'opposizione».

E Bergamini: «Dividere la squadra vuol dire avvantaggiare gli avversari». E Berlusconi? Lo descrivono addolorato. Ma più per la storta che s'è preso ieri mettendo un piede in fallo che non per i continui distinguo di Fitto.

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