Roma Matteo Salvini adesso guarda al futuro. Guarda a una «nuova alleanza di centrodestra» in cui raccogliere, parole sue, «tutti quelli che non vogliono morire renziani». Il segretario della Lega Nord dà anche una data. Il 20 giugno. Quando sarà chiaro anche il risultato dei ballottaggi di questo turno di amministrative. «Dal 20 giugno - spiega - chiederò l'istituzione di un'assemblea dove stendere un programma in dieci punti per una nuova coalizione che guardi al futuro e non al passato». Insomma tutte le strade sono aperte. Anche quelle di una sua leadership. «Sfidare Renzi? Lo farei volentieri - dice -. Se conquisto Palazzo Chigi, però, rinuncerei alla segreteria del partito».
Però questi sono ancora progetti (sogni) troppo lontani. Nell'immediato c'è da capire come muoversi nei ballottaggi. E la Lega mostra l'assenza di tatticismi e mira a portare allo scoperto gli avversari. «Dove non siamo in corsa ai ballottaggi - dichiara Roberto Calderoli - in nessun caso daremo indicazione di votare per i candidati di Renzi. Questo deve essere chiaro sin da subito». Il riferimento va innanzitutto ai casi di Torino e Roma. Dove il fronte anti-renziano potrebbe consegnare le città nelle mani dei Cinque Stelle. D'altronde lo stesso Salvini ancora una settimana fa aveva avuto caute ma significative parole per la Raggi, in corsa a Roma per la poltrona di sindaco. «I grillini - aggiunge Calderoli - comprensibilmente e legittimamente, non faranno apparentamenti al secondo turno e nemmeno dichiarazioni per indirizzare il voto. Se facessero, però, come ha fatto Salvini e prendessero le distanze dai candidati renziani dimostrerebbero davvero essere forza di opposizione al governo. Mentre il loro silenzio sarebbe ovviamente una tacita desistenza».
Insomma i 31mila voti conquistati dalla Lega a Roma non andrebbero certo a infoltire i consensi di Giachetti al ballottaggio. Un risultato, quello dei leghisti a Roma, inscindibile dall'exploit di Giorgia Meloni. E su questa esperienza Salvini ha parole chiare. «La partita di Roma, la rigiocherei altre dieci volte - commenta soddisfatto -. Abbiamo speso un quinto di quello che hanno speso altri partiti e abbiamo portato Giorgia al 20%.
I conti li ha sbagliati qualcun altro».Ovviamente al Nord le cose cambiano e rasserenano non poco il segretario leghista. Piemonte e Veneto hanno risposto «alla grande». E in Emilia Romagna, commenta, l'unica cosa rossa rimasta è la vergogna del Pd». PFB
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