«Lo abbiamo massacrato per provare a vedere che effetto fa uccidere»

Il ragazzo in trappola dopo un festino gay a base di alcol e mille euro di cocaina Il giallo dei post della vittima su Facebook

Uccidere tanto per uccidere. Massacrare qualcuno a caso, solo per scoprire che gusto si prova a usare coltello e martello contro un essere umano. Fino alla fine. Luca Varani, 23 anni, è stato la vittima sacrificale di un folle disegno criminale. dettato da un mix allucinante. Di perversioni, rapporti particolari, forse omosessuali, ma ai quali Varani era estraneo. Anzi lui aveva una fidanzata, si ostinava a difendere la famiglia tradizionale, lo scriveva anche su Facebook. Al posto del giovane, assassinato venerdì mattina da due «amici» quartiere romano del Collatino, avrebbe potuto esserci chiunque. La sera prima dell'omicidio, infatti, i due assassini, Manuel Foffo, 30 anni, e Marco Prato, di 29, entrambi figli di imprenditori e frequentatori della Roma bene, erano usciti a caccia di un qualcuno da torturare e ammazzare Ma non l'avevano trovato e il giorno successivo hanno pensato a Luca. L'hanno attirato nell'appartamento di Manuel, al decimo piano di una palazzina in via Igino Giordani, con la scusa di un festino a base di sesso, alcol e droga. E sono entrati in azione, imbottiti di cocaina. Qualche giorno prima ne avevano comperata per mille euro. «Volevamo uccidere qualcuno - ha confessato Manuel ai carabinieri di via In Selci e al pm Francesco Schiavo -. Volevamo vedere l'effetto che fa. Eravamo usciti in macchina la sera prima sperando di incontrare qualcuno. Poi abbiamo pensato a Luca che il mio amico conosceva».La mattina dopo il ventitreenne è caduto nella trappola dei due balordi, che si erano conosciuti solamente occhi mesi prima, a Natale. Luca, è arrivato a casa di Manuel, studente di giurisprudenza fuori corso, ed è stato subito reso subito inoffensivo. I due aguzzini, sconvolti da droga e alcol, l'hanno torturato a lungo, colpendolo al corpo e al volto con oggetti contundenti. Poi hanno infierito con un coltello ovunque, fino a fracassargli la testa con un martello.La morte di Luca risale a venerdì mattina, ma il suo corpo è stato trovato solo sabato sera. Giaceva nudo sul letto, con segni di strangolamento al collo e vicino un legaccio. I condomini, ascoltati dagli inquirenti, hanno detto di non aver sentito alcun rumore o grida provenire dall'appartamento. Dopo l'uccisione, i due sono rimasti per alcune ore in casa insieme al cadavere. E hanno anche tentato anche di «ripulire» la scena del delitto, gettando in un cassonetto gli abiti della vittima e il suo telefono cellulare.Il ritrovamento del corpo è stato possibile perché Manuel sabato mattina, durante il funerale di uno zio, ha trovato il coraggio di confidare al padre quell'orrore. Lui l'ha convinto a costituirsi. Ai miliari ha fatto anche il nome del suo complice. Marco, che con altri soci organizza aperitivi per gay in locali della Capitale. Dopo il delitto si era rifugiato in un hotel di piazza Bologna, dove ha tentato il suicidio con un mix di barbiturici. Salvato in extremis, è stato trasportato all'ospedale Sandro Pertini. Poi è stato trasferito nel carcere di Regina Coeli assieme a Manuel. L'accusa è di concorso in omicidio premeditato aggravato dalla crudeltà.

«Non posso dire nulla o giudicare perché ancora non so nulla - ha dichiarato disperata Marta, fidanzata della vittima -. Ho solo il mio dolore e la rabbia per aver perso Luca in questo modo. Lui non era un drogato, aveva paura di queste cose».

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