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"Accordo che sa di resa". L'opinione pubblica di Kiev spinge le rivendicazioni

Sul campo la situazione si complica sempre di più. Aumentano i disertori

"Accordo che sa di resa". L'opinione pubblica di Kiev spinge le rivendicazioni
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"Una pace che sa di resa?". È la domanda che riecheggia tra i corridoi dei media ucraini e le strade di Kiev, mentre il controverso piano di pace in 28 punti proposto da Donald Trump, e le possibili modifiche, entrano nel dibattito nazionale.

Presentata come un'occasione per porre fine a una guerra infinita, l'iniziativa suscita più scetticismo che entusiasmo. Secondo i principali quotidiani e analisti locali, il piano impone all'Ucraina concessioni pesanti: riconoscere territori sotto controllo russo, ridurre l'esercito a 600mila unità e rinunciare al futuro ingresso nella Nato, sancendo questa scelta nella Costituzione. Le garanzie di sicurezza, pur previste, sono percepite come vaghe e insufficienti, alimentando dubbi sulla reale affidabilità del partner americano. I media di Kiev non hanno esitato a definire il documento "una lista di desideri della Russia", un tentativo di esercitare pressione sull'Ucraina per accettare condizioni sfavorevoli. I più scettici sostengono che il piano non sia molto diverso dalle richieste di Putin al presidente Trump prima del vertice in Alaska. "L'Ucraina è nuovamente invitata a firmare una resa", scrive il Kyiv Independent. Gli occhi sono quindi puntati su Ginevra, per la controproposta Ue.

Ma la questione non è solo politica: è profondamente umana. Dopo quasi quattro anni di bombardamenti, la popolazione ucraina convive con la guerra nella quotidianità più drammatica. Interruzioni di corrente e razionamenti di acqua e riscaldamento rendono gli inverni sempre più intollerabili, mentre scuole e ospedali lottano per funzionare. Famiglie tremano per figli, fratelli e padri in prima linea. La stanchezza si mescola alla paura: accanto a chi combatte e resiste, ci sono coloro che cercano di sfuggire alla chiamata alle armi o disertano (quasi 107mila), travolti dalla disperazione. Il terreno di battaglia del resto non lascia scampo. L'Ucraina si avvia verso una sconfitta strategica che ormai non può più essere mascherata né dalle campagne propagandistiche dello stato maggiore, e neppure dai tentativi del governo di minimizzare la gravità della situazione. Blogger di guerra ucraini scrivono in queste ore che le forze armate di Mosca stanno distruggendo i sistemi di difesa aerea di Kiev più velocemente di quanto l'Occidente riesca a fornirli.

Nonostante tutto, la popolazione non sembra disposta ad accettare una pace a qualsiasi costo. La narrativa dominante è quella di una nazione cauta, desiderosa di un accordo giusto, che non scalfisca sovranità e sicurezza. Ogni compromesso percepito come resa rischia di alimentare rabbia e sfiducia, mentre i cittadini continuano a contare tragicamente i morti. A Ternopil il bilancio del bombardamento di un condominio avvenuto martedì scorso si è aggravato: 34 le vittime accertate e 6 i dispersi. Nel sud-est il conflitto nelle ultime ore resta intenso. La Russia rivendica la conquista di piccoli centri negli oblast di Dnipropetrovsk e Donetsk, mentre l'Ucraina dichiara di mantenere le proprie posizioni, soprattutto a Pokrovsk.

Nella notte 98 droni russi hanno colpito diverse località, causando feriti e danni: 14 persone a Dnipro, tra cui un bambino. Anche la Russia subisce attacchi: un incendio ha devastato la centrale termoelettrica di Shatura, confermando che la guerra si combatte su più fronti, tra cielo, terra e infrastrutture.

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