Addio a Orione e Carro. Le nuove costellazioni sono Harry Potter e Bolt

L'ultima degli astronomi inglesi per attirare ragazzi e bimbi: il 72% non guarda il cielo

Addio a Orione e Carro. Le nuove costellazioni sono Harry Potter e Bolt

Una stella è una stella è una stella. Eh no, le stelle non sono come le rose di Gertrude Stein. Non stanno ad altezza di occhi: bisogna sollevare lo sguardo, e cercarle nel cielo. E sperare di trovarle, perché spesso il cielo è scuro di nebbia, inquinamento, gas e appannamenti luminosi. Quindi può succedere (anzi è successo, dice una ricerca britannica, di cui ieri ha scritto il Times in un lungo articolo) che i ragazzi - il 72 per cento, fra i 7 e i 19 anni - non abbiano mai nemmeno alzato gli occhi verso il cielo notturno per osservare una costellazione; del resto il 29 per cento non sarebbe in grado di riconoscerla, una costellazione.

E allora, siccome non è che si possano obbligare i bambini a guardare all'insù o a farsi comprare un telescopio con allegata mappa celeste (che tu sottoscritta hai dovuto trasportare con trentasette gradi, quest'estate, ma fa niente, osservare gli astri è così romantico che perfino quell'aggeggio sembrava leggerissimo, e vabbeh che tuo figlio ci fissi i vicini, l'importante è l'attitudine, direbbero sempre Oltremanica), gli esperti dell'Università di Birmingham hanno trovato un escamotage: cambiare le costellazioni. Insomma già i ragazzi non sono ispirati dalle stelle, se poi devono cercare Orione, o il Carro, Pegaso, Perseo, Andromeda e mitologia varia... Finisce che reagiscono come don Abbondio con Carneade (si fa per dire, perché altrimenti bisognerebbe spiegare anche chi siano loro, e non se ne esce più). Invece se le costellazioni ricordano il gesto di esultanza di Bolt, gli occhiali di Harry Potter, la racchetta di Serena Williams, lo Shuttle, una balena, l'orso Paddington o il libro di Malala, ecco che anche il cielo può diventare qualcosa di comprensibile: un paesaggio in cui ritrovarsi, un mondo che corrisponda al loro immaginario.

L'iniziativa non è campata sul nulla: gli studiosi hanno analizzato le mappe del cielo a lungo, per potere individuare le nuove geometrie celesti. E da lì sono partiti per riscrivere il mondo notturno, modificando quelle che, per secoli, sono state dei punti di riferimento per i navigatori e i poeti. Ottantotto costellazioni che però, oggi, per alcuni non avrebbero più senso. Perciò vanno «attualizzate», trasformate in simboli familiari: il maghetto, la campionessa di tennis, l'uomo fulmine, la ragazza coraggio.

Kant ammetteva che a ispirarlo fossero soprattutto due cose: «Il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me». Cose su cui, ovviamente, la mente deve riflettere, secondo il filosofo tedesco. E più ci riflette, più le ammira, e desidera indagarle. Siccome però non basta fare leggere Kant ai ragazzi per spingerli a conoscere le stelle e le costellazioni, l'idea di attirarli con un trucchetto è comprensibile. Anche se è una scommessa al ribasso: suscito l'interesse verso qualcosa di sconosciuto, con qualcosa di stranoto.

Però si può anche imparare a riconoscere Orione e poi scoprire addirittura chi fosse, che cosa abbia combinato, e chi abbia raccontato la sua storia, e perché, e chi fossero quelle creature strane che popolavano la mente dei greci antichi che, guarda caso, sono gli stessi che hanno inventato la filosofia, quella di cui si occupava Kant, che nel suo campo era il numero uno, eppure trovava comunque il tempo di alzare gli occhi. Vero è che il cielo, a Königsberg, non era inquinato...

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