Addio Planeta, l'uomo che reinventò il vino siciliano

Diego aveva 80 anni. Guidò la cantina cooperativa Settesoli a Menfi puntando sulla qualità

Addio Planeta, l'uomo che reinventò il vino siciliano

Andrea Cuomo

Se la Sicilia del vino è oggi tra i territori più amati d'Italia e certamente la storia di maggior successo dell'intero Sud, il merito è anche suo. Di Diego Planeta, viticoltore e imprenditore scomparso ieri all'età di ottant'anni. A lui si deve aver trasformato un intero territorio, quello attorno a Menfi, nella Sicilia che guarda all'Africa, in un distretto di qualità - prima era soltanto quantità. E al suo nome si lega anche una delle aziende di maggior successo della regione, quella che porta il cognome suo e della famiglia, e che ha creato un vero e proprio mondo che dal vino si estende alla ristorazione, alla ospitalità, alla cultura.

Oggi Planeta è un nome che fa da ambasciatore della Sicilia migliore, quella che ha voglia di lavorare, stile, consapevolezza, un piede nell'isola e l'altro nel resto del mondo. I dipendenti sono 120, il fatturato annuo di 12 milioni di euro, i vini (e gli olî) sono esportati in oltre trenta Paesi. Dagli originari vigneti di Ulmo, a Menfi, piantati a metà degli anni Ottanta, e dai quali arrivano vini come il Cometa (un Fiano che noi amiamo tantissimo), il blend internazionale Burdese, lo Chardonnay, i due Segreta bianco e rosso e tante altre etichette, Planeta si è allargata in tutti gli angoli della Sicilia del vino, e oggi possiede tenute a Noto (vino bandiera il Santa Cecilia), Vittoria (da cui qrrivano il Dorilli, il Cerasuolo di Vittoria, il Frappato), l'Etna (magnifici l'Eruzione 1614 rosso e il Riesling) e Capo Milazzo (da cui arrivano il Mamertino e il Nocera). Ci sono poi l'olio che arriva dai 150 ettari di oliveto di Capparrina, nei pressi di Menfi, il progetto Planeta Estate che comprende il wine resort la Foresteria sempre a Menfi, con il ristorante omonimo, e l'apartment hotel palazzo Planeta a Palermo, e l'esperienza del Wine Tour attraverso Menfi, Noto e l'Etna. Tutto questo è gestito dalla figlia di Diego, l'elegantissima Francesca, e dai di lei cugini Santi e Alessio

Ma Diego Planeta prima di fare della sua azienda familiare uno dei marchi più importanti della Sicilia del vino, si era impegnato nella valorizzazione del vigneto regionale in ambito consortile. Aveva promosso la creazione di Cantine Settesoli, una delle maggiori realtà cooperative d'Italia, della quale nel 1972 era anche diventato presidente. Qui da persona colta, visionaria, curiosa, aveva spinto tutti i soci a perseguire la qualità riscattando il territorio dal destino di mediocrità a cui si era costretto fino ad allora. Settesoli aveva iniziato a raccogliere consensi tra critici e appassionati e i suoi vini a essere esportati in tutto il mondo.

Negli anni successivi Planeta rivestì anche prestigiosi incarichi nel campo enologico, ad esempio come presidente dell'Istituto regionale della vite e del vino, dirigente di Assovini, componente di vari consigli scientifici, membro dell'Accademia dei Georgofili. Per i suoi meriti nel campo agricolo l'Università di Palermo gli ha conferito la laurea honoris causa in Scienze agrarie mentre più di recente era stato nominato Cavaliere del Lavoro.

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