"Adottiamo il modello nigeriano: in Africa i vincoli sono rigidissimi"

Malan (Fi): "Bisogna essere maggiorenni e residenti da 15 anni"

"Adottiamo il modello nigeriano: in Africa i vincoli sono rigidissimi"

Roma - Il principio base dell'omeopatia, similia similibus curantur (i simili si curino con i simili), applicato alla legge sulla cittadinanza. Con esiti che sfociano nel puro umorismo. L'idea è del senatore azzurro Lucio Malan, che tra le polemiche sullo ius soli ha preannunciato una sua proposta di legge sull'argomento, prendendo spunto da una norma esistente in un altro ordinamento. Ossia quello nigeriano, Paese dal quale provengono molti degli aspiranti «nuovi italiani».

Malan è andato a studiarsi le leggi locali. E, ispirandosi al modello nigeriano, pensa adesso di applicare norme simili anche in Italia. Che, però, sono molto, molto più stringenti di quelle in vigore già adesso nel Bel Paese. Per dire, chi vuole la cittadinanza nigeriana deve avere già la maggiore età, e dev'essere stato residente nel Paese africano per almeno quindici anni negli ultimi 20, oltre a esplicitare l'intenzione di fissare stabilmente il proprio domicilio nella nazione affacciata sul golfo di Guinea. Non basta, perché gli aspiranti nigeriani hanno qualche chances in più se dimostrano di essere in grado di contribuire al benessere della nazione. Il tutto dopo essersi assicurati la certificazione, rilasciata dalle locali autorità, di essere persone «di buon carattere», dunque bando agli irascibili. Restando ai certificati, tocca dimostrare pure di aver assimilato lo stile di vita locale, e d'essere ben inserito e accettato nella comunità dove si è scelto di vivere. Una volta riconosciuta la propri nigerianità, si rischia comunque la revoca se non si rinuncia alla precedente cittadinanza o se se ne acquisisce una nuova.

Ed è meglio almeno all'inizio rigare dritto: nei sette anni successivi alla concessione, basta una condanna superiore a tre anni di carcere per vedersi strappata la cittadinanza. Vedremo se e come funzionerà in Italia la legge. Severa come tante nel Paese africano: lì saltare la fila può costare sei mesi di carcere. Una così, da noi, manderebbe in tilt le patrie galere. Ovviamente se applicata.

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