Via ai test della droga sull'investitore

Da stabilire se l'abbia assunta quella sera. Interrogato il 2 gennaio

Via ai test della droga sull'investitore

Roma Incidente mortale di Corso Francia. Pietro Genovese si ferma per soccorrere Camilla e Gaia? Oppure è la sua auto ad andare in «black out» dopo l'urto violentissimo? Certo è che il ragazzo, a forte velocità sulla corsia laterale sinistra prima di investire le 16enni, dopo il drammatico scontro devia a destra per imboccare la rampa di accesso alla tangenziale. Dalla direzione Parioli (al di là del Tevere), diritto, a quella verso piazzale Clodio, voltando a destra e passando dietro la curva Nord dell'Olimpico.

Il figlio del regista voleva fuggire? È solo una delle domande che gli inquirenti si pongono sulla dinamica dell'incidente in cui hanno perso la vita Camilla Romagnoli e Gaia von Freymann. Certo è che quando arrivano gli agenti della polizia municipale Pietro è sul posto, a 250 metri dall'auto. E i suoi due amici, Davide Acampora e Tommaso Edoardo Destroje Fornari Luswergh, il primo seduto accanto al guidatore, l'altro sui sedili posteriori, cosa ricordano dell'incidente? Fra i test da eseguire l'analisi della «scatola nera» del Suv sarà la centralina a «raccontare» per quale errore il motore del crossover si è spento.

Non solo. Camilla e Gaia sono state travolte da un ubriaco fatto di droga a tutta velocità, oppure centrate in pieno nel tentativo assurdo di raggiungere il marciapiede opposto per un folle gioco da condividere sui social? «Mia figlia di 16 anni conosceva una di loro - racconta M.L., 43 anni, residente a Roma Nord - Non ricordo se Gaia o Camilla. Il sabato l'aveva vista in un locale del quartiere. Mi ha spiegato che il sabato i ragazzi della comitiva fanno un gioco tremendo. La sfida è di attraversare, correndo, con il rosso per i pedoni. C'è chi li filma e poi manda il video in rete. Una roulette russa. Non so e non posso dire che anche la sera in cui sono state investite Gaia e Camilla i ragazzi facessero questa cosa. È una bravata pericolosissima».

In attesa della convalida dell'ordinanza di custodia cautelare per Pietro Genovese, che sarà interrogato il 2 gennaio, si attendono i risultati degli esami disposti dal gip. In particolare i test sulle sostanze stupefacenti e i valori esatti di alcol assunto dal ventenne prima di mettersi alla guida della Renault Koleos. «Per poter configurare l'ipotesi più grave - scrive il gip Bernadette Nicotra mentre dispone i domiciliari - è essenziale un riscontro di natura tecnica». Va provata, insomma, «non solo la precedente assunzione di sostanze stupefacenti ma anche che abbia guidato in stato di alterazione causato da tale assunzione». Insomma Genovese potrebbe aver assunto droga, cannabis e cocaina, non necessariamente la sera stessa ma nei giorni precedenti. Cosa che non è avvenuta per l'alcol: il tasso rilevato dall'etilometro, 1,4 mg/litro, e il «forte odore di vino del suo alito», come mettono a verbale i vigili urbani, lo inchiodano. Genovese, in quanto neopatentato (meno di tre anni dal conseguimento della patente) non avrebbe dovuto bere una goccia di alcol. Nemmeno quella contenuta in un cioccolatino.

A far scattare le manette il pericolo che il 20enne possa guidare ancora, considerato che gli è stata ritirata almeno 4 volte la patente per alcol e droga.

E che ha perso parecchi punti patente per il «vizio» di passare con il rosso. C'è infine il giallo del telefonino sparito, un iPhone 8 con la cover rossa, scomparso assieme ai documenti e alle chiavi di casa. Un episodio di sciacallaggio o sottratto da qualcuno per cancellare la memoria? SVla

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