Alfano e il Cavaliere: "Il Colle è un inizio"

Dopo l'incontro con Berlusconi, il leader Ncd annuncia: "Questa posizione comune sulle riforme ha un significato"

Alfano e il Cavaliere: "Il Colle è un inizio"

Roma«Questa posizione comune (con Forza Italia sul Quirinale) sulle riforme e la legge elettorale ha certamente un significato». Angelino Alfano pesa le parole al termine dell'incontro di 90 minuti con Silvio Berlusconi. Sa bene cosa non può dire. Non può dire che Forza Italia entra in maggioranza, ma lo sussurra, con un giro di parole. Non può dire che la scelta condivisa del nome per il Colle significa chiudere la diaspora del centrodestra. Non può dire che qualche steccato per unire i Popolari europei italiani è stato rotto.

Così, si limita a far intravvedere un segnale in grado di riassumere tutti i concetti che non può pronunciare. E attribuisce un peso specifico elevato all'incontro con il Cavaliere. Tanto da giudicare «significativa» la posizione comune sul capo dello Stato. Qualcosa, però, gli scappa. Tra Forza Italia e Area popolare (l'insieme di Ncd e Udc) «c'è un patto per il Quirinale e, al tempo stesso, riteniamo sia importante allargare il consenso della base moderata».

Che questo fosse l'obbiettivo comune (più del nome per il Colle) lo si intuisce dalle schermaglie lessicali a cui ricorrono i vari Cesa e Quagliarello. «Non sono stati fatti nomi, né messi veti», spiega il coordinatore nazionale dell'Ncd. Salvo poi essere superato dallo spiffero che arriva da Palazzo Grazioli di puntare su Antonio Martino. Anche Lorenzo Cesa si schermisce: «Abbiamo parlato di metodo». E Quagliarello precisa: «Sono stati stabiliti i tempi per una consultazione permanente sul Colle che passerà attraverso i nostri gruppi. L'obiettivo è far valere tutta la nostra forza politica» quando si entrerà nel vivo della partita.

Sulla stessa lunghezza d'onda anche Paolo Romani, presidente dei senatori di Forza Italia. Che accantona l'ipotesi di un ingresso del partito in maggioranza. «È assolutamente prematuro parlare di questo - dice - c'è una maggioranza sulle riforme in cui Forza Italia è assolutamente decisiva».

Il percorso delle riforme - aggiunge Romani - ha «fatto sciogliere molti nodi nei rapporti con Ncd. Oggi abbiamo deciso un metodo e non abbiamo parlato di nomi. Il Pd non ha tutti i numeri che servono per eleggere il capo dello Stato e quindi ha l'obbligo di tener conto delle forze moderate».

Anche il Pd esclude che la scelta di Forza Italia di confermare l'impegno a favore delle riforme rappresenti un cambio di maggioranza. Lorenzo Guerrini, vice segretario del Nazareno, risponde: «Assolutamente no», a chi gli chiede se in Parlamento si sta determinando una nuova maggioranza. Ma il disgelo nei rapporti tra Fi e Ncd ha e potrà avere anche riflessi, non solo per l'elezione del nuovo inquilino del Quirinale, ma anche per la prossima tornata amministrativa.

È noto (e da tempo) che a livello locale - soprattutto a Milano - i gruppi dirigenti dei due partiti dialogano per individuare il candidato migliore per Palazzo Marino. E non è un mistero che un incarico del genere farebbe piacere a Maurizio Lupi, attuale ministro delle Infrastrutture; e mai particolarmente ostile a un riavvicinamento fra Alfano e Berlusconi. Anzi, sponsor dell'operazione. Al contrario di qualche altro compagno di partito che, dalla diaspora del centrodestra, ha approfittato per acquisire visibilità e ruoli politici. Alfano, quindi, ha rotto il ghiaccio.

E dalla sua parte può contare su Nunzia De Girolamo che su Twitter , scrive: «Positivo incontro con Fi, condividiamo radici e valori. Alfano e Berlusconi antepongono il senso dello Stato a eventuali incomprensioni personali».

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