RomaL'immobilismo della politica, o meglio del Pd, provoca la crocifissione di un giudice che si è limitato a confermare la necessità di rispettare la legge. La bocciatura delle nozze gay trascritte dal Campidoglio da parte del Consiglio di Stato ha scatenato una crociata contro il collegio che ha emesso la sentenza, accusato di essere troppo sbilanciato a favore dei cattolici. Attacchi riservati in particolare al giudice, Carlo Deodato, definito omofobo e non soltanto dalle associazioni gay. Si può comprendere la rabbia del fronte omosessuale che da almeno tre lustri viene preso in giro dalla sinistra che promette di varare una legge che disciplini le unioni omosessuali senza mai arrivare alla sua approvazione definitiva. Ma l'incapacità del Partito democratico di trovare una soluzione alle divisioni al suo interno in passato ed ancora, in questa legislatura, la difficoltà ad accorciare le distanze con Ncd sul tema dei matrimoni gay non può ricadere su altri perché l'unico responsabile è il Pd che promette e non mantiene. Esiste un vuoto legislativo che soltanto il Parlamento può colmare. Il Pd ha ribadito anche ieri che il ddl Cirinnà sulle unioni civili verrà approvato in tempi brevissimi ma ora la sentenza del Consiglio di Stato ha dato forza alla tesi Ncd ovvero che il matrimonio è «solo quello tra un uomo e una donna».
Gli attacchi a Deodato provocano l'indignazione dei cattolici e del ministro dell'Interno, Angelino Alfano, che con quella sentenza ha ottenuto conferma della sua decisione di annullare con ordinanza prefettizia le nozze gay trascritte dai Comuni. «Gli atti di fascismo rosso contro un magistrato per la sua fede religiosa sono inaccettabili - attacca Alfano -. Gli attacchi vengono proprio da chi ha coccolato le cosiddette toghe rosse dicendo che avevano la libertà di manifestazione dentro le assemblee dei partiti e che potevano esprimere ogni giudizio in pubblico perché separato dall'attività giurisdizionale». Solidarietà al giudice anche da Giorgia Meloni, leader Fdi. «Deodato ha applicato la legge che in Italia non prevede matrimonio tra persone dello stesso sesso», ribadisce la Meloni. Ma Alessandro Zan, Pd, insiste. «È evidente - afferma Zan - che se il giudice estensore della sentenza promuove pubblicamente nei social movimenti integralisti ed omofobi questo dia adito a fondati sospetti di non piena imparzialità».
Per Sel il problema è la mancata approvazione della legge. Imma Battaglia, consigliere Sel in Campidoglio parla di «sconfitta della politica ostaggio della componente cattolico-integralista» e sollecita il premier Renzi «a dare una spinta all'approvazione della legge Cirinnà».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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