Chi la vuole cotta e chi la vuole cruda; e chi la vuole di mezza cottura. Nelle difficoltà di orientamento politico dei quadri locali di Ncd - una crisi di «vocazioni» che si rafforza in prossimità delle singole elezioni amministrative - c'è anche un simmetrico smarrimento che si registra nella dirigenza nazionale. Una indecisione dettata nelle ultime ore dalla nuova ipotesi di legge elettorale che potrebbe prevedere il premio alla lista e soglie di sbarramento comprese tra il 4,5 e il 5%. Una soluzione che imporrebbe al partito di Angelino Alfano una scelta di campo: una adesione a una lista unica con Matteo Renzi, magari provando ad addolcire la pillola con la trasformazione del Pd in Partito della Nazione. Oppure la ricostituzione di un'unica formazione con Forza Italia.
Di fronte a questo bivio dubbi, incognite e divisioni interne si moltiplicano, visto che ci si muove su un filo sottile e si scommette sulla propria sopravvivenza. Rumours di Montecitorio raccontano di due esponenti di primo piano come Angelino Alfano e Maurizio Lupi poco inclini a consegnarsi a Renzi, a cristallizzare una scelta a sinistra e assecondare così il «ribaltone» storico dell'identità di Ncd, gruppo parlamentare - particolare da non dimenticare - composto da deputati e senatori eletti sotto le insegne del simbolo: «Berlusconi presidente». C'è anche chi azzarda e riporta voci di una disponibilità di massima offerta a Silvio Berlusconi in merito alla creazione di una lista unica, in caso di ritorno anticipato alle urne. Voci la cui fondatezza verrebbe confermata dai toni più morbidi adottati in questi giorni dallo stato maggiore di Forza Italia verso il possibile figliol prodigo. Una posizione sulla quale si ritroverebbe anche Nunzia de Girolamo.
C'è anche, però, chi non reputa percorribile l'ipotesi di un ritorno alla casa del padre e appare deciso a cavalcare la fascinazione renziana, scommettendo sulle sorti magnifiche e progressive del golden boy fiorentino. I più agguerriti sostenitori di questa «annessione volontaria» al Pd sarebbero Gaetano Quagliariello, Fabrizio Cicchitto e Beatrice Lorenzin. D'altra parte è stato proprio il primo a profetizzare una durata dell'asse Pd-Ncd oltre i mille giorni annunciati da Renzi. «La frattura tra centrodestra e centrosinistra non c'è più» ha spiegato Quagliariello. «Queste categorie intese in senso ideologico non hanno più senso. L'influenza del presidente del Consiglio arriva anche ai confini della destra estrema». In realtà nel dibattito interno a Ncd c'è chi invita a diffidare delle lusinghe del premier, visto che non è specialità renziana regalare seggi sicuri. Certo ci sarebbe anche il famoso partito unico Ncd-Udc, quello che avrebbe dovuto celebrare il suo battesimo con la costituzione dei gruppi unici lo scorso 15 ottobre. Ma gli stessi esponenti di Ncd ironizzano su una fusione fredda che somiglia molto alla «Novella dello stento», filastrocca toscana in cui si finge di voler raccontare ai bambini una inesistente novella senza mai proseguire oltre la proposta di raccontarla.
Nella nervosa, ma inconfessabile ricerca di una casa politica c'è anche una ulteriore variante. La componente degli ex An da qualche tempo guarda con crescente interesse a Matteo Salvini.
L'idea di una forza più concentrata su parole d'ordine classiche della destra, «legge e ordine» in primis, e meno su velleità secessioniste, con una identità chiara e un leader riconosciuto - oltre alla prospettiva del «nuovo inizio» e della strutturazione da zero di un nuovo partito dal Po in giù - ingolosisce molti. A Roma ci sono state le prime adesioni pesanti. E c'è chi scommette che la trasmigrazione verso la Lega dei Popoli potrebbe presto infittirsi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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