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Gli alleati mollano Conte: "Ha voluto i pieni poteri? Ora è un problema suo"

Minime difese d'ufficio. Da Palazzo Chigi: "Ci accusano di aver messo in sicurezza il Sud?"

Gli alleati mollano Conte: "Ha voluto i pieni poteri? Ora è un problema suo"

Una strana, gelida cortina di silenzio avvolge da ieri Palazzo Chigi.

Il premier finisce nella bufera dopo la desecretazione (ritardata, e ottenuta da un consigliere regionale lombardo ex Pd ora vicino a Carlo Calenda, Niccolò Carretta) dei verbali del Comitato tecnico scientifico, che il 3 marzo aveva chiesto l'istituzione di una zona rossa ad Alzano e Nembro. Indicazione su cui il governo tergiversò, per poi optare cinque giorni dopo per il locKdown nazionale. Il centrodestra, in testa la Lega (che non vede l'ora di scaricare sull'esecutivo le scelte relative alla Lombardia, di cui Roma e il Pirellone si sono per mesi rimpallati la responsabilità) dà fiato alle trombe e cinge d'assedio il premier, chiedendone le dimissioni. Le associazioni delle vittime del bergamasco reclamano chiarezza e chiedono che siano resi pubblici tutti gli altri verbali di quei giorni.

Da Palazzo Chigi nessuna reazione ufficiale, ma trapela una linea di difesa un po' traballante: «Si vuol forse accusare il governo di aver operato per mettere in sicurezza anche il Sud del paese?». Ma mentre sul premier piovono fulmini e saette, dalla maggioranza non si leva neppure un fiato in sua difesa. Solo a sera arriva una difesa d'ufficio, affidata alla sottosegretaria Simona Malpezzi: «Chiedendo l'arresto dei membri del governo, che ha gestito meglio di altri l'emergenza, Salvini ha toccato il fondo».

Ma è l'unica voce che rompe il silenzio Pd. Tace Italia viva e pure Leu, e tacciono i Cinque Stelle, con la timida eccezione del viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, considerato assai vicino al premier e piuttosto estraneo alle bande interne al partito della Casaleggio: «Nessuno disse che la zona di Alzano e Nembro andava chiusa e basta: la chiusura era un'opzione». Chi parla, a taccuini chiusi, spiega così il silenzio: «C'è il timore di esporsi - dice un esponente dei Dem - anche perché le decisioni sull'emergenza sono state tutte accentrate a Palazzo Chigi...». Più esplicito un dirigente di Italia viva: «Conte ha voluto i dpcm, il protagonismo personale, le conferenze stampa notturne su Facebook, i pieni poteri, l'emarginazione del Parlamento? E allora, oltre agli onori, se ne prenda pure gli oneri». Il sindaco Pd di Bergamo Giorgio Gori ricorda: «Che il Cts avesse raccomandato la zona rossa in Val Seriana lo sappiamo dal 3 marzo. Cosa accadde poi? Il governo esita per quattro giorni e poi opta per la zona arancione estesa a tutta la Lombardia. La Regione, invece, si chiama fuori: la zona rossa non tocca a noi. Ma non la chiede neanche il governo».

In casa 5Stelle, poi, massima freddezza: «Nessuna presa di distanza, ma la nostra linea è quella del basso profilo. Anche perché è meglio aspettare e vedere cos'altro viene fuori». Già: il problema è che di verbali Cts di quei giorni ne mancano ancora diversi all'appello.

E amici e nemici di Conte, nella maggioranza, attendono di vedere cos'altro uscirà.

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