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All'Onu l'ultimo atto di accusa contro Mosca: "Hanno liste di ucraini da uccidere o internare"

La lettera degli Usa all'Alto commissario Bachelet. La Russia smentisce

All'Onu l'ultimo atto di accusa contro Mosca: "Hanno liste di ucraini da uccidere o internare"

La possibile invasione russa dell'Ucraina comporterà «una potenziale catastrofe per i diritti umani in quel paese». L'allarme è contenuto in una lettera che l'ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite a Ginevra, Bathsheba Nell Crocker, ha inviato all'Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, Michelle Bachelet.

L'allerta di Nell Crocker parte dalla «profonda preoccupazione» degli Usa per le «continue violazioni dei diritti umani nei distretti ucraini che la Russia già occupa». E, «sulla base di informazioni inquietanti ottenute di recente», spiega come Mosca avrebbe già pianificato nuove violazioni da compiere dopo l'invasione del paese. «Con questi atti si legge nella missiva pubblicata dal New York Times si prenderebbero di mira coloro che si oppongono alle azioni russe, compresi i dissidenti russi e bielorussi in esilio, giornalisti e attivisti anti-corruzione, e popolazioni vulnerabili come le minoranze religiose ed etniche e le persone Lgbtqi+». Nella lettera inviata a Bachelet si legge ancora di come le forze russe starebbero «creando liste di ucraini identificati per essere uccisi o mandati nei campi dopo un'occupazione militare. Abbiamo anche informazioni credibili che le forze russe probabilmente useranno misure letali per disperdere le proteste pacifiche». Il Cremlino ha prontamente smentito la denuncia americana, definendo «una bufala» le informazioni di cui gli Stati Uniti sarebbero a conoscenza. «È una bugia. Si tratta di una finzione assoluta. Non esiste una lista del genere. Questo è un falso», ha affermato il portavoce Dmitri Peskov, ripreso da Interfax.

La notizia fa curiosamente il paio con la ripresa nelle stesse ore del processo contro l'oppositore russo Aleksei Navalny all'interno della colonia penale di Pokrov, nell'oblast di Vladimir a circa 150 km a est di Mosca. Accusato di appropriazione indebita, il leader del partito Russia del Futuro è stato arrestato al suo rientro in patria a gennaio del 2021. Navalny aveva lasciato la Russia l'agosto precedente a seguito di un avvelenamento con l'agente nervino Novichok (già utilizzato da presunti sicari russi per avvelenare l'ex spia russa Sergej Skripal nel 2018 in Gran Bretagna). Navalny aveva trovato rifugio in Germania ed era stato a lungo ricoverato in rianimazione a Berlino, dove era arrivato dalla Siberia in punto di morte. Già nel 2019 la capitale tedesca era stata teatro di un fatto di sangue attribuito a emissari del Cremlino. Il 23 agosto di quell'anno, il 40enne ceceno Zelimkhan Khangoshvili, nemico giurato di Putin, fu assassinato al Tiergarten, centralissimo parco fra lo zoo della capitale e la Porta di Brandeburgo. L'uomo arrestato per l'omicidio, la spia russa Vadim Krasikov, era entrato in Germania con documenti falsi forniti dal ministero degli Interni di Mosca.

L'ambasciata russa in Germania ha definito la recente condanna di Krasikov all'ergastolo «una sentenza politica».

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