Con le Alpi «invalicabili» i migranti respinti in Italia

I controlli ripristinati alle frontiere rischiano di trasformarci in «vicolo cieco» per i disperati. Si cerca l'accordo con la Turchia per fermare il flusso di siriani

Benvenuti nel girone dell'Inferno dantesco che d'ora in avanti si chiamerà «Europa». Troppi i peccati commessi, d'accidia, avarizia e superbia, per poterla fare franca. Così, nei fatti, «zona franca» dai confini interni quella europea non lo è già più: sei su 28 (Austria, Germania, Francia, Danimarca, Svezia e Norvegia; i paesi più ricchi) hanno intensificato i controlli e sono in procinto di chiudere le frontiere per due anni, come prevede l'art. 26 del Trattato di Schengen. La Gran Bretagna non ne ha mai fatto parte, e s'è visto come funziona il blocco a Calais.Il sogno europeo può dirsi annegato assieme ai poveri disperati nella Manica e nel Mediterraneo, con notevoli conseguenze (anche) di tipo economico, dal costo del lavoro all'euro, al rafforzamento dei paesi decentrati, come quelli dell'Est. Ma se le opposizioni (da Salvini ai Cinquestelle) denunciano una realtà nuda e cruda, il governo spera ancora. «Abbiamo poche settimane di tempo per salvare Schengen», l'unico flebile vagito emesso ieri dal ministro dell'Interno, Angelino Alfano. Il quale si appella al «buon senso di metterci, in ogni caso, nei panni dei tedeschi, che non vuol dire giustificare la chiusura di Scengen ma organizzare un sistema differente». La proposta italiana s'impernia (ancora) sulla possibilità di un accordo con la Turchia, dimenticando che sono al collasso anche i confini turco-siriani, e circa 2 milioni i profughi lì rifugiati. Le ramificazioni dell'Isis in Libia e Tunisia non rassicurano nemmeno sul «fronte» siciliano. Noi nei panni dei tedeschi? La chiusura delle frontiere al Brennero e Tarvisio, intanto, scaricherà su Italia e Grecia tutto il peso. Anche perché, come per una volta giustamente dice Alfano, «il filo spinato nel Mediterraneo e nell'Adriatico non si può mettere». Lo scenario cui ci si dovrà preparare, con l'arrivo dei mesi più caldi, è perciò degno di un girone dantesco. Nel 2015 sono arrivati, solo in Italia, 150mila migranti. Ma con i blocchi a Nord, le Alpi tornate invalicabili, in Trentino rischia di affollarsi la gran massa dei «respinti»; così come sui porti adriatici di Brindisi, Bari, Ancona si potrebbe riversare un nuovo flusso proveniente dai Balcani. Da piattaforma di transito la Penisola - considerata la povertà che regna in Grecia - è perciò destinata a diventare il «vicolo cieco» delle migrazioni dall'Africa. Continente, detto per inciso, la cui popolazione nei prossimi dieci anni è previsto che passi da un miliardo e 200 milioni a un miliardo e mezzo (indice di crescita demografica di circa il 25 per cento, contro l'1,43 europeo). Stime ufficiali sugli arrivi del 2016 il Viminale non si azzarda a fornirne. Qualche esperto parla di 400mila migranti: cifra che farebbe crollare qualsiasi idea di contenimento e/o di accoglienza delle nostre strutture. Non basterebbero certo un paio di hotspot (come si definiscono adesso i punti di smistamento) in Trentino e lungo la dorsale adriatica per reggere l'urto, mentre si parla pure di tendopoli disseminate nei punti nevralgici.Un piano d'emergenza non esiste.

Il poco che è chiaro fin d'ora è la superficialità (nel migliore dei casi, l'eccesso di prudenza) di Renzi e Alfano davanti a un esodo di dimensioni bibliche, aggravato dal fallimento Ue e dall'egoismo dei ricchi d'Europa. La diga crolla, e Angelino pensa di metterci il ditino.

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