Coronavirus

Altri 3 deputati positivi. Il terrore arriva in Aula "È una roulette russa"

Scontro sul voto a distanza. L'ex grillina Frate: "Volete che ci scappi il morto?"

Altri 3 deputati positivi. Il terrore arriva in Aula "È una roulette russa"

Il Palazzo trema. La Camera dei deputati è un focolaio del coronavirus. Si fa largo, tra minacce e polemiche, l'ipotesi del voto da remoto. Mentre dalla prossima settimana partiranno i test rapidi non solo per i deputati ma anche per i funzionari, il personale di Montecitorio ed i giornalisti accreditati. Il numero dei parlamentari contagiati cresce di ora in ora. Solo ieri il bollettino di Montecitorio registra tre nuovi positivi: si tratta dei capigruppo di Forza Italia e M5S, Mariastella Gelmini e Davide Crippa, e della deputata grillina campana Conny Giordano. Giovedì è toccato al presidente dei deputati di Fdi Francesco Lollobrigida. Il deputato del Pd Enrico Borghi lancia l'allarme: «La scorsa settimana 45 parlamentari della maggioranza out causa Covid. Oggi i capigruppo di due forze dell'opposizione positivi. Mi chiedo che cosa debba accadere ancora per svegliare dall'inanità chi di dovere. Ormai Montecitorio è una roulette russa». Mentre il collega Stefano Ceccanti lancia una raccolta firme per chiedere una modifica del regolamento e consentire così il voto da remoto. La petizione al momento conta più di 100 sottoscrizioni e nello scambio di mail tra i colleghi per raccogliere le adesioni non sono mancate, da parte di alcuni parlamentari, dure critiche ai vertici della Camera per la gestione dei lavori. Si segnala in particolare, secondo quanto rileva l'Adnkronos, il j'accuse della deputata del Gruppo Misto Flora Frate, ex grillina: «La Camera siamo noi, e questa gestione dei lavori in maniera ideologica non mi sta piacendo per niente. Iniziamo a porre fortemente la questione, anche a discapito delle buone maniere. Questo ipotetico morto chi se lo vuole portare sulla coscienza?». Parole che scatenano dure reazioni. Ribatte il capogruppo di Fdi Lollobrigida: «Leggiamo da alcune agenzie di stampa che alcuni deputati starebbero facendo intollerabili pressioni via mail, al limite della minaccia nel caso dell'onorevole Frate, per convincere i colleghi a schierarsi per il voto a distanza dei parlamentari. Tutto questo è inaccettabile e chiediamo che il presidente della Camera chiarisca la vicenda e prenda provvedimenti immediati».

Ma qualcosa si muove. Giovedì la Giunta per il Regolamento della Camera si è riunita per affrontare anche il tema dei lavori alla luce dell'emergenza Covid. Il presidente della Camera Fico ha annunciato che la Giunta la prossima settimana tornerà a riunirsi «per accelerare sulla digitalizzazione degli atti parlamentari e discutere di come la Camera deve lavorare in emergenza, a partire dal tema del voto a distanza per i deputati impossibilitati a raggiungere Montecitorio a causa di provvedimenti delle autorità sanitarie».

«Il voto a distanza - spiega Federico Fornaro, capogruppo di Leu - è un'ipotesi. Ma potrebbero esserci anche altre soluzioni magari intervenendo con un regolamento d'emergenza con una scadenza temporale precisa, sul numero di ore di lavori in aula: a esempio ridurre da 10 minuti a 5 le dichiarazioni di voto, magari in discussione generale far parlare solo uno per gruppo... questo tipo di misure ad esempio sono state adottate dal parlamento in Germania».

«Non c'è bisogno di chiudere Montecitorio. Servono misure più efficaci: tamponi, distanziamenti negli uffici, test per tutti (deputati, collaboratori, dipendenti), vaccini antinfluenzali. Se lavorano fabbriche e uffici, anche il Parlamento può farlo», precisa Marco Di Maio, deputato di Italia Viva.

Si attende la decisione.

Mentre l'incubo coronavirus piomba nel Palazzo.

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