Altro che aiuti, la Ue ci impone di assumere 250mila precari

La Corte di giustizia europea ordina allo Stato italiano un'infornata di insegnanti Esultano i sindacati: ora ricorsi e risarcimenti a tutti i lavoratori temporanei della Pa

Altro che aiuti, la Ue ci impone di assumere 250mila precari

Abuso di contratti a tempo determinato. E ora lo Stato italiano dovrà assumere 250.000 precari. Ovvero 100.000 immissioni in ruolo in più rispetto a quelle previste nella legge di Stabilità. È la cronaca di una sentenza annunciata quella emessa oggi dalla Corte di giustizia europea che già in precedenti pronunce aveva espresso questo orientamento. Lussemburgo avverte l'Italia: il precariato non è un ergastolo, è illegittimo ricorrere a contratti a tempo determinato per più di tre anni di seguito. Si tratta di un abuso in contrasto con le direttive europee e dunque va sanato. Certamente le assunzioni non saranno automatiche ma di fatto l'Europa ha spianato la strada a chiunque voglia fare ricorso. Esultano i sindacati. Con questa sentenza praticamente tutti i precari della Pubblica amministrazione vedono legittimato il loro diritto a chiedere un contratto a tempo indeterminato e sono già ai blocchi di partenza pronti a presentarsi dal giudice forti della pronuncia europea. Una volta accolto il ricorso si potranno vedere riconosciuti anche i diritti pregressi ovvero gli scatti di anzianità eventualmente maturati tra il 2002 ed il 2012 e pure le ferie non pagate. L'organizzazione professionale sindacale Anief stima che lo Stato debba tirare fuori almeno 2 miliardi di euro di risarcimento. Proprio l'Anief, cinque anni fa ha avviato una serie di contenziosi sia da parte dei docenti sia da parte di personale Ata, i bidelli. Per il presidente Anief, Marcello Pacifico, questa sentenza «pone fine alla precarietà nella scuola e nel pubblico impiego: è assodato che non esistono ragioni oggettive per discriminare personale docente e Ata assunto a tempo determinato dal 1999». Esulta pure il segretari generale Cgil, Susanna Camusso: «Meno male che l'Europa c'è».

La direttiva comunitaria, recita la sentenza, cozza con la normativa italiana che autorizza, in attesa del personale di ruolo, il rinnovo dei posti vacanti e disponibili senza indicare tempi certi ed escludendo pure la possibilità del risarcimento. Per la Corte dunque non esistono «criteri oggettivi e trasparenti» che giustifichino la mancata assunzione del personale con oltre 36 mesi di servizio. Un tegola pesante per il governo di Matteo Renzi ma non una sorpresa. Le necessità di riformare il reclutamento dei docenti in modo da evitare la crescita esponenziale della massa dei precari è un problema che esiste da decenni. Il governo Renzi era tanto consapevole del pericolo da aver deciso di assumere 150.000 precari entro il 2015. Iniziativa che però non soltanto non risolve la questione in modo definitivo ma non chiarisce neppure che ruolo avrà questo personale in numero molto superiore alle cattedre che resteranno effettivamente scoperte.

Il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, sostiene che con il piano previsto da La Buona Scuola il governo aveva «anticipato» la sentenza. In realtà non è chiaro quali saranno i compiti e le funzioni dei docenti assunti ma privi di una cattedra: un esercito di quasi duecentomila persone.

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