Aria nuova nella Rai dei manager renziani: torna Gad Lerner, 61 anni, già in Rai nel '90 e poi ancora direttore del Tg1 in quota centrosinistra nel 2000. La rottamazione vale per gli altri, per gli amici invece il tempo non passa. Lerner per quanto organico al Pd non è propriamente un renziano, ma viene ripescato grazie al rapporto di amicizia col nuovo capo di RaiTre, Daria Bignardi, che proprio lui fece esordire in tv venticinque anni fa. All'ex conduttore di La7 (da cui è uscito per mancanza di share, prima di approdare a LaEffe, tv dagli ascolti molecolari), verrà affidato un programma nella seconda serata di RaiTre, dopo avergli proposto una striscia informativa mattutina verso le 10, orario che però non garbava a Lerner. Gli amici di Daria, ma anche il giro Vanity Fair, con cui collabora Lerner, e anche la Bignardi, ma anche Pino Corrias, voluto come suo vice da Carlo Verdelli, nuovo responsabile editoriale unico della Rai, e per l'appunto ex direttore di Vanity Fair. Altro vice di Verdelli per coordinare tutta l'informazione della tv pubblica italiana è Francesco Merlo, grande penna di Repubblica (dove ha collaborato Lerner, ma anche Pino Corrias, ma anche Verdelli, ma anche etc), di cui è un pregiatissimo pensionato. Proprio questa circostanza, cioè l'essere in pensione, ha rischiato di tenerlo fuori dalla Rai (si parla di un compenso superiore a 150mila euro). In realtà, l'incidente nato dall'iniziale ipotesi di assunzione del pensionato Merlo (in deroga ad una norma che esplicitamente esclude questa possibilità per le aziende pubbliche) è servita per far fuori non lui, ma il direttore delle Risorse Umane Rai, Valerio Fiorespino, di cui la dirigenza voleva liberarsi insieme ad altri manager non graditi (e fatti dimettere uno dopo l'altro, per assumere esterni). Così il pregiato Merlo entra in Rai, col semplice trucco di avere un contratto di consulenza, e non l'inquadramento di un dipendente.
Rinnovamento? Menti fresche per «catturare il pubblico giovane»? Quello più pregiato «sia da un punto di vista culturale che commerciale che è la fascia 15-44 anni», come spiega il direttore di Rai2, Ilaria Dallatana, in audizione in commissione di Vigilanza alla Camera, per giustificare il siluramento di Virus di Nicola Porro, non allineato («Virus non era fatto male ed era realizzato con un costo basso, ma aveva un pubblico tra i 55 e i 65 anni»). Ora invece, per catturare i trentenni che la tv nemmeno la accendono, arrivano in forze pensionati e vecchie guardie. Ecco dunque, al galoppo, un intramontabile funzionario Rai come Loris Mazzetti (62 anni), che - sempre per ringiovanire l'offerta Rai - si presenta così: «Con Enzo Biagi ho girato il mondo...». In una puntata con Santoro è apparso dietro al filo spinato, per far capire che lui è uno scomodo. Così scomodo che ora entra nel team, alle dipendenze del dg renziano Dall'Orto, chiamato a vigilare su tutta l'informazione della tv pubblica.
Amici, ripescati, pensionati. E non siamo ancora arrivati alle nomine dei direttori dei tg, altro step per piazzare gente fidata.
Salterà la Berlinguer al Tg3, per quella poltrona si scalda Antonio Di Bella (altro intramontabile sessantenne), già spinto da Verdelli a RaiNews. Per Tg1 e Tg2, se non confermati Orfeo e Masi, si parla di arrivi esterni. Neppure questa una novità.
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