Anche la Cina "dichiara guerra" al Califfato

Il Presidente cinese Xi Jinping annuncia che il suo Paese intende far pagare ai "criminali dell'Isis" il delitto "atroce" dell'uccisione di un cittadino cinese tenuto in prigionia fin dallo scorso settembre

Xi Jinping arriva all'aeroporto di Noi Bai ad Hanoi, in Vietnam
Xi Jinping arriva all'aeroporto di Noi Bai ad Hanoi, in Vietnam

Pechino La lotta contro i terroristi dello Stato islamico ha assunto una nuova dimensione, ancor più internazionale, con l'annuncio del Presidente cinese Xi Jinping che il suo Paese intende far pagare ai «criminali dell'Isis» il delitto «atroce» dell'uccisione di un cittadino cinese tenuto in prigionia fin dallo scorso settembre.

Con la decisione assunta alcuni mesi fa dal Cremlino di intervenire militarmente in Siria, questa sarebbe la prima volta che un'operazione punitiva internazionale coinvolge attivamente cinque grandi potenze: Stati Uniti, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina.Questa settimana sono stati ben quattro i cittadini cinesi uccisi da gruppi terroristici islamici: Fan Jinghui, 50 anni - il primo cinese fatto prigioniero e giustiziato dallo Stato Islamico insieme al 48enne norvegese Ole Johan Grimsgaard-Ofstad - e tre connazionali uccisi durante l'assalto di venerdì all'hotel Radisson di Bamako, in Mali. «I terroristi sono il nemico comune dell'umanità», ha detto Xi in una dichiarazione al vertice Apec di Manila, annunciando che «la Cina rafforzerà la cooperazione con la comunità internazionale, per reprimere decisamente le azioni terroristiche violente che devastano vite innocenti e per salvaguardare la pace e la sicurezza mondiale».

Secondo gli esperti, tuttavia, se il presidente Xi suggerisce che la Cina vuole punire l'Isis per i suoi crimini, non bisogna aspettarsi di vedere gli aerei cinesi presto nel cielo siriano o iracheno. Pechino non ha probabilmente né la voglia né i mezzi per impegnarsi in una simile operazione, anche se le forze armate cinesi dispongono attualmente di una portaerei operativa. Questa partecipazione, tuttavia, avrebbe spinto la Cina su un percorso che la porta inevitabilmente a comportarsi come le altre potenze che hanno interessi da difendere e propri cittadini all'estero da proteggere. E logicamente finiscono per schierare forze di reazione rapida in diverse parti del globo, portando alla necessità di avere proprie basi militari anche a grande distanza dalla madrepatria.

Sarà questo probabilmente il futuro della grande potenza cinese, anche se attualmente viene contrastata dagli Stati Uniti nella sua politica espansionista nel Mar Cinese Meridionale: navi e aerei Usa ignorano la pretesa di Pechino che si tratti di acque cinesi.

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