Anche i deputati danno l'assalto ai Bancomat. Rischio ribaltone

La pancia della Grecia assiste con ansia alle intermittenze dell'Eurogruppo mentre uno studio tratteggia gli "ultimi giorni di Pompei"

Corsa ai bancomat, anche da parte dei deputati e pieno caos sociopolitico per l'annuncio del referendum che il Parlamento è chiamato a votare. La pancia della Grecia assiste con ansia alle intermittenze dell'Eurogruppo mentre uno studio di Deutsche Bank, ripreso dal Guardian , tratteggia gli «ultimi giorni di Pompei» per la Grecia nell'euro. E il premier Alexis Tsipras in un messaggio televisivo dice: «Ci hanno chiesto di accettare pesi insopportabili che avrebbero aggravato la situazione del mercato del lavoro e aumentato le tasse».

Il referendum sulla proposta del Brussels group annunciato per il 5 luglio ha un doppio peso specifico: da un lato ribalta il tavolo con i creditori internazionali e dall'altro, nelle intenzioni, consentirà al premier, in caso di esito positivo, di allontanare i fautori delle larghe intese. Sono infatti le opposizioni di Syriza che, in Grecia, premono per un governo di unità nazionale sponsorizzato dalla troika per continuare nel memorandum gradito a Berlino e Bruxelles.

Socialisti, conservatori e centristi premono infatti per scalzare Tsipras e gli ultraortodossi syrizei, questi ultimi nel frattempo hanno però stretto la mano a Mosca e Pechino per le privatizzazioni. Obiettivo, tornare al passato per il Pasok della neo segretaria Gennimata, per i conservatori merkeliani di Nea Dimokratia dell'ex premier Samaras e soprattutto per il volto nuovo della politica greca. Quello Stavros Theodorakis, giornalista alla guida dei centristi del Potami (Il Fiume). È lui il volto rassicurante, giovane e senza cravatta come Tsipras, che Bruxelles vedrebbe bene al posto dell'ingegnere ora alla guida del primo governo di sinistra della storia greca. Theodorakis, tra l'altro, è stato pochi giorni fa ricevuto dai vertici delle istituzioni europee. Gode di sponsor targati Ppe, ma non solo, visto che ha stabilito un feeling anche con il commissario Ue Pierre Moskovici.

Queste le intenzioni, ma prima sarà il popolo ad esprimersi. Ad oggi (sondaggio Public Issue) il 60% dei greci è dalla parte di Tsipras nel portare avanti le trattative sino alla fine. Diversa la percezione in caso di Grexit: è lì che si nasconde la vera divisione del Paese, spaccato a metà come una mela.

Secondo fonti governative, se al referendum prevarranno i «sì» ci potrebbe essere la tentazione di Syriza di andare ad elezioni anticipate. Invece in caso di vittoria del «no» Tsipras vorrebbe tentare la carta di un nuovo accordo.

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