Approvato il decreto Dignità: Di Maio stanga le imprese

Sì del governo al pacchetto che limita i contratti a tempo e sanziona chi delocalizza. A farne le spese saranno le aziende

Approvato il decreto Dignità: Di Maio stanga le imprese

È arrivao il via libera del Consiglio dei ministri al decreto Dignità, il pacchetto di misure voluto dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, e che - dopo vari rinvii - è arrivato svuotato all'esame di Palazzo Chigi.

Tre i punti cardine del dl che vuole abolire il Jobs Act di Renzi. Si parte dai contratti a termine che passano dagli attuali 36 mesi massimi a 12 mesi, rinnovabili di altri 12 mesi a patto di indicare la causale. Le proroghe potranno essere al massimo 4 (contro le 5 attuali) e avranno un costo maggiore.

Per la lotta al precariato, gli interinali avranno le stesse tutele degli altri lavoratori e verranno disincentivati i licenziamenti senza gusta causa con indennizzi più alti rispetto alla normativa attuale.

Introdotte inoltre sanzioni contro le delocalizzazioni, con multe salate per le aziende che decidono di lasciare l'Italia entro il termine dei cinque anni "dalla data di conclusione dell'iniziativa agevolata".

Nel decreto trova spazio lo stop alle pubblicità sul gioco d'azzardo, come annunciato su Facebook dallo stesso Di Maio: "Ve lo avevo promesso, avevo promesso di fare una guerra al gioco di azzardo, alla burocrazia, al precariato, alle delocalizzazioni, l'abbiamo detto e l'abbiamo fatto", spiega in un video il leader dei 5 Stelle, "Non voglio enfatizzare troppo però grazie al nostro decreto si disattiva il redditometro, lo spesometro prevede un solo adempimento a fine anno e basta - spiega - invece di quelle comunicazioni trimestrali, semestrali, e lo split payment non esiste più per i professionisti. Significa dare un po' di liquidità in cassa".

Durissimo il commento della capogruppo di Forza Italia al Senato, Anna Maria Bernini, che parla apertamente di "primo grande bluff di Di Maio e soci rispetto alle aspettative sbandierate". Posizione condivisa e rafforzata dalle parole dell'omologa alla Camera, Maria Stella Gelmini: "Siamo davanti a un colpo mortale per le imprese italiane". Per il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, "ci troviamo di fronte a una enorme presa in giro".

Anche gli agricoltori

della Cna sono dubbiosi sul provvedimento, soprattutto per la parte che reintroduce le causali nei contratti a tempo determinato: "Si riprodurrebbe la stessa incertezza che in passato è stata fonte di numerosi contenziosi".

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