Anche le mance devono essere tassate e, pertanto, sono soggette all'aliquota marginale Irpef di colui che le percepisce. A stabilirlo è una sentenza choc della Cassazione, depositata l'altroieri in cancelleria, riguardante una controversia tra l'Agenzia delle Entrate e il capo ricevimento di un hotel sardo, probabilmente della Costa Smeralda visto che in primo grado aveva deliberato la commissione tributaria di Sassari. Il fatto in questione, infatti, riguarda un importo non di poco conto: 77.321 euro depositati dal contribuente sul proprio conto corrente bancario nel 2005. È proprio questa somma non modesta ad aver attirato l'attenzione del Fisco che, potendo «sbirciare» nei conti di ciascuno di noi, ha preteso il versamento dell'Irpef.
Il bello (o il brutto per il concierge, costretto a subire sicuramente un prelievo fino al 43% per quelle «mance») della vicenda è che in appello la commissione tributaria della Sardegna aveva dato torto alle Entrate, ritenendo che quei generosi pourboir non fossero assimilabili a reddito da lavoro dipendente. Purtroppo c'è stato un giudice a Roma in Cassazione che ha invece ritenuto applicabili le disposizioni del Testo unico delle imposte sui redditi (Tuir), stabilendo che «le erogazioni liberali percepite dal lavoratore dipendente, in relazione alla propria attività lavorativa, tra cui le cosiddette mance, rientrano nell'ambito della nozione onnicomprensiva di reddito».
Cambierà qualcosa questa sentenza? Certamente per il direttore dell'albergo sardo, per baristi e camerieri probabilmente no. Almeno per il momento. La spiegazione è semplice: se i due, cinque o dieci euro che possiamo dispensare come mancia vengono tenuti nel portafoglio da colui che li riceve e successivamente spesi per consumi ordinari, è difficile che l'Agenzia delle Entrate possa obiettare alcunché. Il discorso potrebbe essere diverso se, per esempio, un giovane studente che decide di fare il cameriere d'estate sulla Riviera romagnola con le mance riuscisse a comprare uno scooter e il reddito dei genitori non fosse congruo rispetto all'acquisto effettuato.
Il ragazzo può, per ora, dormire sonni tranquilli perché i controlli sulle famiglie a medio-basso reddito sono quantitativamente inferiori alla media. Molto più preoccupante, invece, potrebbe essere il futuro prossimo nel quale le mance saranno digitalizzate. Anche qui un esempio è d'obbligo: in molti Paesi si può erogare la mancia quando si paga con il bancomat o con la carta di credito, in Italia alcune piattaforme per le consegne già lo consentono. Quando la prassi sarà diffusa anche in Italia per le Entrate il conteggio delle mance sarà automatico e quindi anche la richiesta dell'Irpef.
La Nadef ha rivelato che con l'e-fattura l'evasione Iva è calata di 5 miliardi, con i pagamenti digitali sarà lo stesso per l'Irpef. C'è, però, da chiedersi se un eventuale accanimento sulle mancette non finisca con il favorire l'uso del contante scoraggiando, inoltre, l'utilizzo del canale bancario per i depositi.
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