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Asilo e frontiere, scatta il summit chiave

In Austria si riapre la partita con Roma. Al centro l'immigrazione secondaria

Asilo e frontiere, scatta il summit chiave

Saranno trattative «molto, molto difficili, ma si potrà arrivare a risultati». Mischia pragmatismo, cautela e ottimismo il ministro dell'Interno tedesco Horst Seehofer alla vigilia del vertice informale di domani e dopo a Innsbruck (Austria) in cui i responsabili degli Interni dei Paesi Ue torneranno sul divisivo dossier migranti. Dopo settimane convulse in cui le sue posizioni hanno rischiato di mandare in soffitta il quarto governo Merkel e nel caos la Ue, il leader della Csu bavarese incontra oggi il ministro dell'Interno Matteo Salvini per un bilaterale a margine del vertice, cui seguirà domani mattina un trilaterale con il collega austriaco Herbert Kickl, prima di un nuovo incontro tra Salvini e il francese Gérard Collomb.

L'allarme con la Cancelliera è rientrato grazie a un accordo interno con cui Berlino punta a proteggere i suoi confini collocando in «centri di transito» al confine austro-tedesco i richiedenti asilo registrati, per poi rimandarli indietro, entro 48 ore, nel Paese di primo ingresso. Ed ecco il pomo della discordia. Superata la crisi interna, l'urgenza di Berlino adesso è la trattativa con l'Italia, che con la Grecia «è responsabile dei tre quarti dei migranti al confine austro-tedesco». Ma la strada è in salita.

L'Italia pretende un impegno maggiore sulla protezione delle frontiere esterne dell'Unione, vuole bloccare l'arrivo nei porti italiani delle navi delle missioni internazionali che operano nel Mediterraneo e chiede che la Libia finisca in cima all'agenda, perché abbia più soldi «per ricostruire democrazia e diritti», in modo da poter fermare o almeno contenere le partenze. Germania e Austria puntano invece a fermare i movimenti secondari, gli spostamenti interni alla Ue di chi è approdato in un Paese membro come l'Italia ma poi punta a un altro. Pena la chiusura dei confini, con il rischio di un effetto domino. Ed è su questa divergenza di obiettivi che i nodi tornano al pettine. «L'Italia non accoglierà un singolo migrante che ha richiesto asilo nel suo territorio e attualmente si trova in un altro Paese europeo fino a quando Bruxelles non mostrerà impegni concreti sulla protezione della frontiera esterna, il Mediterraneo» spiega Salvini. Seehofer, nel frattempo, blandisce il nostro Paese, dice di provare «una certa simpatia» per l'Italia, che sopporta «il peso principale» della crisi migratoria, e ammette che «si potrà arrivare a risultati». Quali? A offrire uno spiraglio arriva la proposta austriaca del ministro dell'Interno Herbert Kickl, che mette sul piatto la riforma delle regole di asilo, proponendo che non sia più possibile presentarle in territorio Ue ma in campi profughi in Paesi terzi fuori dall'Europa. Ma gli ostacoli sono due: che la proposta violi la Convenzione di Ginevra sui rifugiati e che - come già avvenuto - Algeria, Tunisia, Marocco e Libia declinino l'invito. Così Vienna e Berlino ribadiscono: «Chiederemo all'Italia di rispettare le regole di Dublino.

In questa direzione andranno i negoziati».

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