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Parigi Dopo gli otto giorni di New York, i quattro di Londra, i non si sa bene quanti di Milano ma almeno uno meno del necessario e i nove (diconsi 9, tra l'altro tutti con nomi importanti) di Parigi, finalmente arriva l'ultimo giorno di sfilate. È il più lungo e impegnativo per l'importanza dei marchi (Chanel, Moncler, Miu Miu, Thom Browne, Louis Vuitton) ma anche per i controlli di sicurezza intensificati dopo il massacro di Las Vegas. Si passa dal poliziotto in assetto di guerra, con cane anti esplosivo al guinzaglio e mitra in mano, alle spettacolari mise en scene della moda. Ce n'è per tutti i gusti a cominciare dall'incredibile location di Vuitton: il Pavillon de l'Horologe, ovvero la fortezza costruita da Filippo Augusto nel 1190 per proteggere Parigi dagli inglesi che oggi è il cuore medioevale del Louvre. La sfilata si svolge davanti alla Grande Sfinge con il corpo di leone e la testa di re ritrovata nel 1825 tra le rovine del tempio di Amon Ra a Tani. Le modelle sembrano uscire dalle catacombe dove viveva Belfagor, il fantasma del museo più visitato al mondo, protagonista di una fortunata serie televisiva degli anni Sessanta. La collezione si descrive in tre parole: marsine, short e sneaker. Le marsine sono stupende, gli short parecchio corti e le sneaker molto grandi.
In mezzo qualche bel vestitino in pelle con la gonna vagamente a panier, alcune evanescenti vestine dal taglio direttorio, un paio di jeans in pelle argentata e tante belle borse a cubo oppure a bauletto. Una diligente nota dell'ufficio stampa dice che Nicholas Ghesquière ha pensato a uno stile senza tempo in cui gli abiti dell'aristocrazia francese nel XVIII secolo convivono con i capi-simbolo della modernità durante una recente visita al Metropolitan Museum di New York. Dunque in dialogo tra le epoche. Miuccia Prada, invece, ha il grandioso pregio di dialogare con il presente e per Miu Miu fa uno straordinario lavoro sull'identità, sui giovani e sull'idea stessa della bellezza. «Non deve offendere e non può essere solo un privilegio» dice dopo aver dichiarato imperituro odio alla parola «millennial» che a suo parere è solo una categoria merceologica. «Nessuno si preoccupa se i ragazzi studiano, stanno bene e sono a loro agio: vogliono solo vendergli qualcosa» conclude poco prima di far sfilare una divina collezione in cui il pizzo non ha nulla di esagerato, il ruvido tartan rosso e nero del grunge è ingentilito da due grossi fiocchi piatti sullo sprone, i calzettoni anatomici trovano un loro perché sotto ai vestitelli leggeri e trasparenti come non mai senza dimenticare una serie di soprabiti di grande bellezza. Thom Browne è poesia allo stato puro, una sfilata indimenticabile che ruota intorno all'idea di due bimbi addormentati dai cui sogni nascono creature fantastiche di ogni tipo.
C'è anche un unicorno in passerella (un enorme maschera bianca animata da quattro persone) tra i mostriciattoli spaziali che ballano e quelle divine creazioni fatte tutte in tulle che riproduce con magistrali pieghettature, assemblaggi e accostamenti cromatici i materiali e le fantasie della moda. Si passa dalla maglia al gabardine, dalla grisaglia al principe di Galles senza dimenticare il cotone Madras, la luccicante seta plissettata e perfino il mikado bianco di un abito da sposa. Su quest'ultimo compare il ricamo dell'unicorno mentre su altri abiti tagliati benissimo ci sono stelle marine e sirenette. La borsa a forma di bassotto, quella da Mary Poppins ma in coccodrillo e le scarpe alte 15 centimetri completano un'immagine che ci fa sognare. Lo fa a suo modo anche la sfilata di Alexander McQueen dedicata Great Dixter, l'area intorno alla storica dimora del giardiniere Christopher Lloyd che ospita le più belle opere di giardinaggio d'Inghilterra. Sarah Burton accosta incredibili redingote con pesanti scarponi decorati da ogni ben di Dio, compresi i boccioli di rosa nel tacco. Tra le modelle filiformi spiccano alcune curvy con abitini alla Heidi che mettono in risalto il seno. Curvy anche molte delle ballerine di hip hop che aprono e chiudono la sfilata di Moncler Gamme Rouge dedicata alla discoteca e con mille palle stroboscopiche in passerella. Tutto ruota attorno all'idea della danza: i piccoli cache coeur, i parka leggerissimi, le vestine e i costumi da bagno di pizzo, gli scaldamuscoli.
Gran bello spettacolo, anche per via dell'orgoglio con cui le modelle sfoggiano i capi tricolore. A Parigi non si scherza su queste cose, mentre da noi si parla in inglese alla Scala anche quando stampa e compratori stranieri se ne sono già andati.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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