Bambini manipolati Il pm: "Gli assistenti falsificarono i disegni"

Il procuratore di Reggio Emilia: «L'inchiesta non finisce qui. Sequestrato altro materiale»

Bambini manipolati Il pm: "Gli assistenti falsificarono i disegni"

Il procuratore capo di Reggio Emilia, Marco Mescolini, è un magistrato «tosto». In passato ne ha viste tante, ma una «roba così» mai. Si siede, quasi accasciandosi. Ai lati gli investigatori dell'Arma che hanno scoperchiato il business degli affidi. Dietro di loro due carabinieri sull'attenti. Al centro una bandiera Tricolore.

Mescolini ha la barba grigia e un'espressione scura: «Mi sono occupato di 'ndrangheta per dieci anni, ma quest'inchiesta è umanamente devastante». Un esordio che dà la misura di un'indagine da incubo: «Per la velocità con cui tutto è emerso, il quadro è assai allarmante. Ma conta il giudizio della legge».

L'operazione «Angeli e Demoni» non poteva avere un nome più evocativo: al centro un «presunto giro illecito di affidamenti dei bambini»; che, detta così, potrebbe sembrare una storia di «ordinario malaffare». Invece qui i «demoni» hanno fatto qualcosa di molto più aberrante: rovinare bambini, genitori e famiglie, tirando su un castello di fandonie a fini speculativi. Bimbi plagiati, spinti ad accusare mamma e papà di condotte turpi per lucrare sul mercato degli affidi. Esistenze distrutte, in cambio di soldi. Una fabbrica di orchi creati a tavolino. Senza scrupoli. Senza rimorsi per aver provocato danni irreparabili.

Possibile che medici, assistenti sociali, amministratori e psicologi abbiano creato un progetto criminale tanto infame? A stabilirlo sarà un processo. Certo è che gli elementi raccolti dagli investigatori lasciano di stucco: dalla «macchina dei ricordi» con gli elettrodi, ai disegni dei bimbi manipolati per avvalorare ipotetici abusi; dai regali dei genitori mai consegnati ai bambini, alle domande suggestive poste ai piccoli per indurli a confermare tesi precostituite. Obiettivo: avere mano libera sul lucroso business degli affidi.

L'altroieri sedici arresti. Ma non è finita qui. «È stato sequestrato altro materiale - ha annunciato il procuratore Mescolini -. L'inchiesta proseguirà e nulla sarà intentato. Questa indagine non riguarda i servizi sociali della Val D'Enza, ma le persone attinte da misure cautelari, tutti gli altri che fanno questo lavoro hanno diritto alla tutela dell'onorabilità della loro professione fino a prova contraria».

Mescolini ha spiegato che le indagini lampo, condotte da ottobre ad aprile, sono nate da un'intuizione sul numero troppo elevato di fascicoli aperti per presunti abusi sui minori, rivelatisi infondati. Di qui i primi sospetti, confermati nell'estate 2018 dagli esiti investigativi. Così nel registro degli indagati finiscono 27 persone accusate, a vario titolo, di frode processuale, depistaggio, abuso d'ufficio, maltrattamenti su minori, falso in atto pubblico, violenza privata, tentata estorsione e lesioni personali gravissime.

«La vicenda - ha sintetizzato il capo dei pm di Reggio Emilia - restituisce un quadro assai allarmante. L'alterazione dei disegni dei bimbi per esempio è stata provata attraverso due consulenze specialistiche. Ciò che è oggetto di quest'indagine sono fatti, non sono critiche di metodologie professionali».

Quanto allo strumento elettrico con cui gli investigatori ritengono venisse fatto il «lavaggio del cervello» ai bambini, è stato precisato che «non si tratta minimamente di elettroshock». Riguardo poi ai due presunti casi di violenza sessuale su minori, viene chiarito che i responsabili «non sono gli affidatari» e che «si indaga a carico di ignoti». Ieri sono cominciati i primi interrogatori. Già in serata reggiosera.

it titolava: «Vogliono rapirmi, ecco come toglievano i bambini ai genitori», precisando come nelle carte dell'inchiesta ci sarebbero «frasi testuali mai pronunciate dai minori o adattate allo scopo, diagnosi psicologiche omissive o false e pressioni sui bambini».

La sensazione è che ci sia una parte di orrore ancora tutta da svelare.

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