Bandana, borchie, fiori Ecco l'eleganza firmata Saint Laurent

Il poeta dell'abito Van Noten usa le piume e John Galliano ci veste tutte al contrario

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Parigi «Inizieremo puntuali» dicono da Saint Laurent e il popolo della moda corre nei giardini del Trocadero, il magnifico edificio ricostruito nel 1937 proprio di fronte alla Tour Eiffel. Al posto della celebre Fontana de Varsovie c'è un gigantesco cubo d'acciaio ricoperto di fari luminosi: una cosa da fantascienza. Ci si siede tutti da una parte, specchiandosi sulla parete di fronte fino a quando, alle 20 in punto, si accendono le luci sciabolando da un punto all'altro della sala. Le modelle cominciano a marciare sulla passerella con gli stivali neri più belli e più sexy che si possano immaginare. Sotto alle bluse dalle maniche sbuffanti e alle giacche dalle spalle molto importanti non indossano gonne ma microscopici short in pelle oppure pagliaccetti inguinali: dire corto davvero non basta. Eppure è tutto talmente chic e rispettoso di quella mistica della modernità femminile cui Saint Laurent nel senso di Yves ha dedicato la vita, che quasi ti commuovi.

Poi nel backstage il trentaseienne Antony Vaccarello, da due anni alla direzione creativa dello storico brand, confermerà di aver attinto molte cose dall'indimenticabile collezione russa del 1976, una pietra miliare della moda. C'è anche qualcosa del gipsy look e a noi sembra di vedere le borchie del punk, ma Vaccarello smentisce: «Non voglio mai usare riferimenti epocali». In effetti non lo fa pur essendo un mago nella ricerca d'archivio: conosce e ama visceralmente tutto quello che ha fatto Saint Laurent. La sua bravura sta proprio nel saper attualizzare quegli stilemi che oggi sono fuori tempo massimo senza comunque distruggere nulla. Per questo la prima parte della sfilata è tutta nera, con una scelta di accessori sensazionali tra cui la bandana borchiata in alternativa al cappello a larghe tese. Poi arrivano gli uomini e somigliano moltissimo allo stesso Yves negli anni Settanta: un uomo bello e tormentato come pochi. A sorpresa nel finale escono tutti i fiori dei costumi dei Ballet Russes come scontornati e applicati in 3D sul velluto nero. Dire bravo non basta. L'indiscutibile bravura di John Galliano salta all'occhio anche dall'ennesima collezione Margiela pensata sul concetto di vestirsi all'inverso, cioè con il trench sotto al vestito e la sottoveste di seta che s'innesta sul soprabito in PVC. Alcuni capi sono sensazionali tipo il grande piumino in pellicola iridescente, ma a noi manca tanto il Galliano che vestiva le donne di peccato e poesia travestendosi da ammiraglio in alta uniforme. Il giovane portoghese Felipe Oliveira Baptista parte da un capitolo poco conosciuto della leggenda di Renè Lacoste: la piantumazione di 50 mila alberi nel golf di Chantaco che salvò molti lavoratori francesi dagli orrori della seconda guerra mondiale grazie a una legge che risparmiava la leva obbligatoria ai forestali. Da qui l'idea di una collezione Lacoste in cui il cosiddetto athleisure ha un gradevole sapore vintage, con elementi di grande eleganza come il cappotto di pelle nocciola doppiato in nylon blu e i completi in maglia con grande pullover-poncho al posto della giacca. Anche qui i capispalla sono tutti rovesciati con un bel gioco tra fantasie classiche e colori nuovi. Su questi ultimi nessuno può competere con quel poeta dell'abito che è Dries Van Noten. La sua sfilata di donne libere e forti, leggere come le piume disegnate a mano su cappotti, gonne e stivali, con intarsi e gioielli in raffia, mongolia e marabù, sembra riaprire le porte della percezione alla gioia di vivere. Lo stesso si può dire della collezione Rochas disegnata da Alessandro Dell'acqua con mano incredibilmente felice.

In 36 look uno più bello dell'altro il designer racconta la storia di una moderna Florinda Bolkan con stivali di pitone dal tacco Robespierre, fiori in acciaio tagliato sulla gonna da giorno, cappotti gialli oppure rosa e un'idea dello chic davvero completa. Della seconda prova di Olivier Lapidus non si può dire peggio della prima. Eppure...

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