Bankitalia e industriali stroncano il governo: "I conti non tornano"

Palazzo Koch dimezza le stime di crescita I giovani di Confindustria: «Pazienza finita»

Bankitalia e industriali stroncano il governo: "I conti non tornano"

Bankitalia dimezza le previsioni sul Pil italiano. La seconda metà dell'anno sarà segnata non dalla ripresa, ma da una crescita «a ritmi moderati». Il 2019 si chiuderà quindi con il Prodotto interno lordo a più 0,3%, secondo le proiezioni macroeconomiche di Palazzo Koch diffuse ieri.

A gennaio la Banca d'Italia aveva previsto una crescita dello 0,6%, il doppio rispetto all'ultimo aggiornamento. Revisione al ribasso anche per gli anni successivi. Nel 2020 la crescita sarà dello 0,7 per cento, due decimi di punto più bassa rispetto alla precedente previsione. Nel 2021 il Pil crescerà dello 0,9%, lo 0,1 in meno rispetto alle proiezioni di gennaio.

Colpa della «maggior debolezza della domanda estera osservata negli ultimi mesi» e «del protrarsi di condizioni di elevata incertezza rilevate nei sondaggi presso le imprese».

Alla crescita del Pil contribuiscono prevalentemente i consumi delle famiglie, che beneficerebbero di misure come il reddito di cittadinanza. A frenare il Pil è invece la «dinamica degli investimenti privati» che «risulterebbe invece debole, frenata dall'incertezza sulle prospettive della domanda e da un graduale aumento dei costi di finanziamento».

Manca la fiducia delle aziende, quindi. Un sentimento ben presente ieri al convegno dei giovani industriali riuniti a Rapallo, che hanno stroncato l'esecutivo Conte dopo un anno di governo. «Non vogliamo che l'Italia ingaggi una guerra di posizione con le istituzioni europee» è il messaggio inviato dal presidente dei giovani di Confindustria Alessio Rossi. Con il possibile avvio di una procedura di infrazione per il debito, ha aggiunto, la «pazienza è davvero finita». La procedura «infrange l'illusione di continuare a fare deficit senza guardare alle conseguenze: quota 100 sta tornando indietro come un boomerang e la flat tax e reddito di cittadinanza sono fatte a debito».

Il dato di Bankitalia sul Pil del 2019 è più ottimista di quella della Commissione europea (lo 0,1%), ma il taglio dell'istituto guidato da Vincenzo Visco conferma le difficoltà dell'Economia italiana e il quadro economico nel quale si muove il governo, alle prese con l'avvio della procedura di infrazione europea per l'alto debito pubblico.

La Commissione ha avviato la procedura e non ha intenzione di allungare i tempi, come chiede il governo italiano. Il ministero dell'Economia sta preparando i nuovi dati da fornire all'esecutivo europeo. In particolare nuove stime sul deficit in grado di cambiare il quadro che ha portato alla richiesta della procedura.

C'è chi nel governo sta provando a puntare molto in alto. Fonti dell'esecutivo citate ieri da Reuters sostengono che alla fine dell'anno il deficit non sarà il 2,5% previsto dalla Ue, né il 2,04% dei precedenti patti, ma ancora inferiore.

Difficile quando il Pil passa da «un meraviglioso 1,5%» alla crescita nulla, osserva Renato Brunetta di Forza Italia.

La politica complica ulteriormente lo scenario. Il vicepremier e leader del M5s Luigi Di Maio ha ripreso una tesi che sembrava avere abbandonato, cioè la destinazione dei risparmi del reddito di cittadinanza a misure per la famiglia.

«Non credo - ha spiegato - che la differenza la faccia un miliardo». Peccato che quel miliardo sia già stato destinato a riduzione del deficit dal ministro Giovanni Tria. E che per l'Ue sia uno sforzo insufficiente. Tra crescita e debito i conti continuano a non tornare.

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