
Le scorie più velenose del pontificato di Papa Francesco entrano in Conclave. Tra gli elettori potrebbe esserci monsignor Angelo Giuseppe Becciu, il primo cardinale processato e condannato per truffa e peculato senza aver intascato un euro, «crocifisso» come scrive Vittorio Feltri sulla base di un memoriale del suo ex collaboratore imbeccato - pare - dal Promotore di giustizia e dalla papessa Francesca Chaouqui (come dimostrano le chat tra loro e la complice Genevieve Ciferri) e spogliato il 24 settembre 2020 delle «prerogative cardinalizie» da un Bergoglio allora probabilmente mal informato.
Sarà o non sarà al Conclave? Per gli esperti la risposta è sì ed è già nella sua convocazione alle Congregazioni generali, ma la domanda rimbalza in Vaticano sin da quanto è morto Francesco. I detrattori del porporato di Sappada fanno sapere che fu proprio Bergoglio a chiedere all'ex sostituto della Segreteria di Stato di rinunciare a «tutti i diritti connessi al cardinalato», incarichi e privilegi ma non solo. Ma il diritto di Becciu reclamato sull'Unione Sarda è nella disponibilità del Papa?
La rinuncia alla carica di Prefetto della Congregazione delle cause dei santi aveva «spogliato provvisoriamente Becciu dalla collaborazione nella Curia romana», ci dice una fonte non ostile al monsignore, secondo cui «sono molteplici e convincenti le ragioni che oggi portano a ritenere non pregiudicata la sua partecipazione». D'altronde, dal Papa sono arrivati più gesti significativi per una sorta di «reintegrazione» già da fine agosto 2022, vedi l'ammissione alle celebrazioni pontificie e al Concistoro che ha visto diventare cardinale Arrigo Miglio. «Se non fosse stato chiamato oggi sarebbe stata dura, così invece...», dice una fonte in Vaticano. «Tecnicamente però va risolta la questione dell'elenco ufficiale in cui risulta tra i non elettori, ma la tendenza generale è favorevole a lui», aggiunge.
Ad aiutarci con la consueta chiarezza è la professoressa Geraldina Boni, ordinaria di Diritto ecclesiastico all'Alma Mater di Bologna, che al Giornale definisce quella rinuncia «assai generica e mai cristallizzata». «Tuttavia - ci dice - l'ordinamento canonico fornisce strumenti più che sufficienti a fornire una risposta. Nessun cardinale elettore potrà essere escluso dall'elezione sia attiva che passiva per nessun motivo o pretesto, come dice l'articolo 35 della Costituzione Apostolica Universi Dominici gregis».
Non basta. «In linea generale - spiega la Boni - soccorrono infatti i canoni 18 e 36 § 1 del Codex Iuris Canonici, i quali sanciscono la necessità di sottoporre a interpretazione stretta le leggi che restringono il libero esercizio di diritti». Ed è chiaro, per la docente, che la sanzione «ha riguardato i diritti connessi al cardinalato» e ha già «inciso in maniera negativa sul suo status» ma non ha intaccato «la dignità cardinalizia di per sé». E se si guarda «alle garanzie di cui è circondato il diritto dei cardinali di partecipare al conclave, in base alla dinamica che permea l'intero ius canonicum, il voto in Conclave non è solo come un diritto ma un dovere, nei cui confronti è preclusa ogni ipotesi di astensione o di rifiuto».
La condanna temporale inflitta a Becciu dal Tribunale vaticano «potrebbe cadere in fase di appello, a maggior ragione in quanto frutto di una vicenda giudiziaria che ha sollevato dubbi sul rispetto del giusto processo», come lei stessa ha spiegato nel suo volume pubblicato dall'editore Marietti1820 dal titolo Il «processo Becciu». Un'analisi critica. Al di là della sua innocenza, da sempre professata e confermata dalla macchinazione ai suoi danni emersa dalla pubblicazione delle chat tra i suoi accusatori («Se scoprono che siamo d'accordo il processo salta», scrive la sua arcinemica Francesca Chaouqui), la parola fine spetta alla stessa congregazione generale.
E chi pensa che Becciu sia da schierare tra gli anti Bergoglio si sbaglia di grosso. Gli è rimasto fedele fino alla fine: «Ora è nella luce e conosce la verità», dice il monsignore mascariato dal falso dossier costruito contro di lui sull'acquisto del papazzo a Londra e alla gestione dei fondi della Segreteria di Stato.
Da Becciu mai uscita una parola «contro», solo dolore per la macchinazione che il porporato sardo ha accettato «come una prova del Signore».Se votasse in Conclave i voti salirebbero da 135 a 136, i «bergogliani» nel Sacro Collegio non si conoscono e potrebbero non fare subito squadra. E chi vuole diventare Papa ha bisogno anche del suo aiuto.
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