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Bentornato presidente, siamo tutti più liberi

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Bentornato presidente, siamo tutti più liberi

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Aveva dovuto stringere denti e pugni perfino Silvio Berlusconi per ottenere i servizi sociali. Figuriamoci se Roberto Formigoni poteva resistere nella posizione di non accettare la sentenza che lo ha condannato.

E si sono finalmente aperte le porte del carcere in cui l'ex governatore della Lombardia non avrebbe dovuto nemmeno mai mettere neanche piede.

Devo ricordare un episodio tra me e lui che fa capire chi è, nella sostanza, quest'uomo. Ebbene, una delle prime cosa che fece da governatore fu telefonare al sottoscritto e chiedermi di interessarmi di un certo tipo di detenuti. Quelli del «fine pena mai».

E poi, non starò qui a ripetere quello che è di stringente e decisiva attualità per il destino di questa povera Nazione e del suo popolo. E cioè che la Lombardia è quel che è come primato a ogni livello, perché vent'anni di Formigoni non sono passati invano. I suoi guai sono infatti scoppiati proprio quando questo modello lombardo era diventato troppo, davvero troppo ingombrante per lo statalismo romano centrico.

Il nostro comune amico Giancarlo Cesana ha scritto che «la condanna di Formigoni dimostra che il moralismo è stato eretto a legge dello Stato, con inflessibile genericità».

Qualcun altro ha invece sostenuto che Formigoni è stato condannato «senza prove». È vero piuttosto che, proprio perché non è stato provato un solo passaggio di denaro, proprio l'assenza di precisi atti comprati e venduti, quindi il dover calcolare come «utilità», viaggi, ospitate e vacanze è servito ai giudici per dimostrare che Formigoni non era un corrotto banale, ma un corrotto «di funzione».

Detto questo, come si sa e si apprende ogni giorno dalle cronache, la legge in Italia vale per tutti ma non vale per i magistrati. Fortunatamente i tempi non cambiano mai in Italia e, quindi, prima di affondare definitivamente benessere, democrazia e stato di diritto deve arrivare una riforma della giustizia fondamentale.

Il nostro sistema giudiziario è ormai un palazzo di cemento armato senza finestre. Totalmente autoreferenziale e opaco. Quindi, non si sa fino a quali ampiezze e profondità corrotto. Incapace di autoriformarsi e senza un controllo che ne mitighi le inevitabili azioni discrezionali. Obbligatorietà dell'azione penale? Ma con i milioni di faldoni arretrati perché dovrebbero perseguire un crimine comune quando fa più nome, notizia e carriera una storia che finisca sui giornali?

Autoriforma? E quando mai uno rinuncia a un potere quando può tenere sotto i piedi chiunque?

Quindi, Roberto Formigoni, non bisogna essere riconoscenti a chi ti tiene in suo arbitrio.

Però oggi sono più libero anch'io.

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