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Berlusconi benedice la guerra: ​"Sì all'azione militare in Libia"

Il Cav avverte Renzi: "Non abdichi alle responsabilità del nostro Paese". Poi lancia un appello: "Il governo coinvolga anche il parlamento"

Berlusconi benedice la guerra: ​"Sì all'azione militare in Libia"

"Serve un intervento militare in Libia". Silvio Berlusconi ha accolto con favore l'intenzione del governo di intervenire in Libia per fermare l'avanzata dei sanguinari tagliagole dello Stato islamico. "Il governo non deve abdicare alle responsabilità che ci derivano dal ruolo che il nostro paese deve avere nel Mediterraneo", spiega il leader di Forza Italia secondo cui "un intervento di forze militari internazionali, sebbene ultima risorsa, deve essere oggi una opzione da prendere in seria considerazione".

La drammatica evoluzione della situazione in Libia è la dimostrazione di quanto furono sbagliate le scelte occidentali relative al Nord Africa negli anni passati. Scelte che Berlusconi non ha mai mancato di criticare e denunciare, ben prefigurando quali nefasti scenari futuri avrebbero prodotto. "Oggi purtroppo la realtà ci dà ragione", ha commentato Berlusconi intimando al premier Matteo Renzi di non tollerare oltre "la minaccia derivante dall’esistenza di un Califfato dichiaratamente ostile" alle porte dell'Italia, sulle coste di uno Stato, la Libia appunto, "ormai totalmente fuori controllo e distante poche centinaia di chilometri dalle nostre coste".

Berlusconi invita il governo a non tirarsi indietro, a "non abdicare alle responsabilità" che derivano dal ruolo che l'Italia deve avere "nel Mediterraneo e nella difesa del nostro continente, della sua civiltà e dei suoi valori di libertà, oggi minacciati". Forza Italia, in questi venti anni sia da forza di governo che di opposizione, non ha mai rinunciato ad assumersi le proprie responsabilità e anche oggi è pronta a contribuire in modo costruttivo alle difficili scelte che il Paese dovrà prendere.

Tuttavia, Berlusconi si augura che "l’esecutivo voglia al più presto coinvolgere il parlamento nell’assunzione di decisioni che, per la loro gravità, debbono trascendere le appartenenze di parte e di schieramento".

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