
Berlusconi torna ad Arcore particolarmente nauseato. Non ne può più delle fibrillazioni interne al partito. Brunetta contro Romani, Romani contro Brunetta. Il peggio è che i due se le danno di santa ragione attraverso i giornali con interviste al vetriolo. Uno dice che l'altro si deve dimettere perché fuori linea e l'altro gli addebita di aver infilato Fi in un casino. Insomma, volano gli stracci tra i capi delle truppe di Camera e Senato. E il Cavaliere non ne può più: «Complimenti, bella immagine che diamo». Vola quindi verso casa, contento di allontanarsi dal Palazzo, percepito sempre più come un verminaio di polemiche deleterie. Non solo: i mal di pancia nei confronti di Brunetta, stakanovista ma ruvido condottiero dei deputati azzurri, lievitano a tal punto che ciclicamente compare sui quotidiani lo stesso retroscena: Berlusconi licenzia Brunetta. Una settimana fa si parlava di una fronda per sostituirlo con Elio Vito, ieri nel ruolo di successore c'è finita Mara Carfagna. Come sempre, quindi, è partita la smentita di prima mattina: Brunetta resta. Ma questa volta la nota è particolarmente acida nei confronti di Repubblica, giornale che ha pubblicato l'indiscrezione: «Leggo su un giornale di gossip politico un articolo che racconta, come quasi quotidianamente accade, cose mai successe. Confermo la mia piena fiducia al presidente Renato Brunetta chiamato sempre più spesso a esercizi di sopportazione. Confido che ci riesca anche questa volta», si legge nella nota. Insomma, Berlusconi blinda Brunetta ma sbuffa. Sbuffa.E sbuffa pure quando qualcuno gli attribuisce la volontà di avallare una linea morbida nei confronti di Renzi, in una sorta di nostalgia nazarenica.
«Ma come lo devo dire che siamo e restiamo all'opposizione?». E di certo il Cavaliere, se pure non sempre condivide i toni infuocati di Brunetta, non condivide le parole al miele utilizzate da Romani che ha definito la Boschi «bravissima» nella sua difesa alla Camera. Anche perché, questo il ragionamento dell'ex premier, «non possiamo prestare il fianco a Salvini che, ogni due per tre, ci fa l'esame di antirenzismo. L'asse con le opposizioni va tutelata e non possiamo metterla a repentaglio». Già, Salvini. Dopo le parole minacciose di venerdì («se Berlusconi non vota la mozione di sfiducia a Renzi al Senato salta tutto», ndr) al capo del Carroccio deve essere arrivato il consiglio di andarci più piano. Infatti, ieri, il leader dei lumbard era ben più rispettoso: «Non mi intrometterò, così come mai l'ho fatto in passato, nelle vicende interne di Fi. Mi interessa solo, e anzi la saluto con favore, la ritrovata compattezza della coalizione».E mentre Matteoli, Romani e Toti chiedono una direzione nazionale del partito per fare chiarezza, Berlusconi da Fi si distanzia sempre più: troppi personalismi. Parlerà oggi, il Cavaliere, in un'intervista a Tgcom24 con il direttore Paolo Liguori. Sperando di volare più alto e lasciare alle spalle le beghe di partito. Ci sono cose più importanti, come la politica estera. E proprio sul tema attacca Renzi: «Sono davvero sconcertato dalle notizie che vengono da Bruxelles sul rinnovo automatico delle sanzioni contro la Russia.
Un atto che conferma purtroppo le mie valutazioni sulla miopia dell'Europa - dice in una nota - Sono altresì rammaricato nel constatare che la posizione dell'Italia, che aveva espressamente chiesto di rivedere le sanzioni, non sia stata neppure presa in considerazione. Conferma dell'irrilevanza dell'attuale governo. Un'umiliazione grave, visto che le aziende italiane sono fra le più penalizzate da queste assurde sanzioni».