Berlusconi a Bruxelles Vertice con i leader Ppe su Europa e Brexit

Giovedì prossimo il summit con la Merkel Cresce il consenso anche nelle cancellerie Ue

Berlusconi a Bruxelles Vertice con i leader Ppe su Europa e Brexit

Ritorno in Europa, atto secondo. Dopo la lunga assenza dai palcoscenici continentali, Silvio Berlusconi sta sempre più riprendendosi la scena nel consesso comunitario. E così, dopo il rientro al summit del Ppe del 19 ottobre scorso, il presidente di Forza Italia è pronto a bissare e giovedì prossimo sarà presente a Bruxelles al tradizionale incontro di partito che precede i Consigli europei.

Insieme al leader italiano ci sarà la cancelliera tedesca Angela Merkel e il giovane leader austriaco Sebastian Kurz, oltre ai massimi rappresentanti del Ppe Manfred Weber, Joseph Daul e Antonio Lopez, rispettivamente capogruppo, presidente e segretario del partito. Nella riunione si parlerà soprattutto della questione Brexit. Ieri dell'argomento Berlusconi ne ha parlato con Antonio Tajani mentre nei giorni precedenti si era confrontato su questo e altri temi con Daul, Lopez e con il primo ministro ungherese Viktór Orban.

In Europa il consenso in crescita di Berlusconi, di Forza Italia e del centrodestra in generale non è passato inosservato e l'idea che l'ex premier italiano sia l'unico argine all'ascesa del populismo grillino si è ormai consolidata. Così come è stata notata anche l'inversione di rotta - più riformista che massimalista - anche da parte degli alleati «sovranisti».

Berlusconi che mercoledì sarà a Roma al Tempio di Adriano per la presentazione del libro di Bruno Vespa «Soli al comando», continua anche in questi giorni di festa e riposo a studiare e approfondire la flat tax. Ieri su facebook ha scritto che «la flat tax per la sua semplicità e convenienza riduce drasticamente evasione ed elusione. Tasse giuste, aliquote giuste, fanno contribuenti onesti». Sono stati accolti con ovvia soddisfazione anche i sondaggi che continuano a certificare il trend di crescita di Forza Italia e definiscono gerarchie sempre più chiare dentro il centrodestra, con gli azzurri tornati saldamente primo partito, un obiettivo del 20% considerato sempre più alla portata e proiezioni molto soddisfacenti su collegi del Sud fino a qualche tempo fa considerati difficili da attaccare.

In attesa del primo vero confronto tra gli alleati sulle Amministrative fissato per martedì al Senato, sotto la supervisione di Altero Matteoli, dalla Lega e dal suo leader arrivano segnali di costante riavvicinamento che lasciano prefigurare un dialogo più ragionevole e meno spigoloso di quanto non si pensasse fino a qualche settimana fa. «L'accordo con Berlusconi è buono» dice da Foggia Matteo Salvini. «Il centrodestra vincerà, ma a me interessa che governi bene per dieci anni. Quindi, lavoro innanzitutto, via la legge Fornero, rottamazione di tutte le piccole cartelle di Equitalia che stanno rovinando milioni di italiani. L'accordo si fa sui fatti, quindi son contento di come gli italiani stanno capendo e si stanno avvicinando alla Lega».

Alla domanda se andrà al Viminale, «vedrò da premier chi scegliere come ministro dell'Interno», risponde Salvini, che spiega che incontrerà Berlusconi «prima di Natale. Il problema non è vederci tutti i giorni, i tecnici già stanno lavorando al programma, ma mettersi d'accordo alla fine. Sono fiducioso, anche se c'è una questione per me di fondo: bisogna cambiare radicalmente il rapporto con l'Europa. Bisogna ridiscutere i vincoli che non hanno senso: il limite del 3% del rapporto deficit/Pil, l'età pensionabile le regole sull'agricoltura, le banche, la pesca o l'immigrazione. Agli alleati chiedo di prenderne atto e di mettere l'interesse nazionale davanti a tutto».

«Basta pagare pochi spiccioli gli immigrati - incalza Salvini - che così tolgono lavoro ai cittadini italiani. Una delle prime leggi che faremo, dopo aver vinto le elezioni, sarà di alzare il salario minimo a 6 o 7 euro l'ora, così questa storia finirà».

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