Berlusconi contro l'incubo Renzi «Il Paese rischia un solo padrone»

Il Cav denuncia il combinato tra Italicum e riforma costituzionale: «Pericolo per la democrazia» E a Roma presenta il dream team di Marchini: «Dalle Comunali avviso di sfratto al premier»

B erlusconi varca la soglia della sala Protomoteca del Campidoglio e sembra di essere all'Olimpico: «Silvio, Silvio», urla la curva nord dove sono assiepati i giovani azzurri. «Alfio, Alfio», grida la curva sud dove è pieno di marchiniani. Ma non è un derby uno contro l'altro. Qui si gioca tutti assieme per vincere e c'è pure un altra punta osannata sia dai tifosi sia dalla squadra: Guido Bertolaso. A lui le parole al miele di Marchini e Berlusconi. «Se non esistesse bisognerebbe inventarlo», giura Marchini. «Omaggiamolo perché lui, a fatica, aveva deciso di abbandonare il suo progetto di costruire ospedali per bambini». Ed ecco che l'ex premier si toglie dei sassolini dalle scarpe e rievoca quanto accaduto: «Glielo abbiamo chiesto in tre. I tre leader del centrodestra. Poi altri hanno cambiato idea». Riferimento al mai nominato Salvini. «Ma noi siamo rimasti su Bertolaso perché è un non politico». Come Marchini, del resto. E il Cavaliere lo omaggia così: «Roma è una grande azienda che ha bisogno di uomini del fare e non campioni del bla bla». E giù applausi anche quando Berlusconi rievoca: «Vorrei ricordare che alle gazebarie il popolo della Lega aveva scelto per Marchini». A Berlusconi l'imprenditore, seduto alla sua destra, piace parecchio. E quando prende la parola dopo di lui il Cavaliere esordisce così: «Non ho nulla da aggiungere». Come a dire: sei stato bravissimo. Tuttavia qualcosa l'aggiunge: «Soltanto Marchini può battere al ballottaggio la candidata del Movimento 5 Stelle», giura. E ancora: «Questo è un movimento di cittadini che non ha alcuna ambizione al di là di togliere Roma dal degrado, renderla vivibile per i cittadini e per farla tornare la nostra Capitale e la città bellissima che era e sarà. Roma caput mundi».

Se, però, il Cavaliere non rinuncia alle stoccate agli alleati rei di aver spaccato la coalizione a Roma, non arriva certo ad archiviare il centrodestra: «Quanto avvenuto a Roma sulla candidatura a sindaco non vuole dire che l'esperienza del centrodestra sia finita: è una questione soltanto romana. Sono convinto che alle elezioni nazionali il centrodestra potrà vincere solo se resta unito». E infatti ecco arrivare le parole d'ordine della campagna elettorale, tutte in salsa antirenziana: «Queste elezioni sono importantissime e fondamentali per la nostra città. Ma sono ancora più importanti nel quadro generale del Paese perché possono essere il primo momento in cui noi diamo un avviso preciso a Renzi ed al Pd di accomodarsi a casa».

Il secondo è quello del referendum sulle riforme costituzionali. Una battaglia da combattere tutti uniti. «Siamo un Paese a democrazia sospesa - ricorda il Cavaliere - questo è il terzo governo non scelto dagli elettori. Il combinato della legge elettorale e della riforma costituzionale ci porterebbe in un sistema non democratico e pericoloso con un solo leader padrone del Paese».

È bulimico di potere, Renzi. Infatti Berlusconi lo graffia così: «Avessi fatto io quello che ha fatto lui». Occupazione sistematica dei centri di potere, Rai inclusa.

Ed ecco il ricordo del Cavaliere quando venne accusato di epurazioni a viale Mazzini: «Editto bulgaro? Macché. Non ho mia chiesto di spostare o cacciare nessuno. O solo detto che speravo che qualcuno smettesse di fare un uso criminoso della tv di Stato».

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