Anna Maria Greco
Roma Per Silvio Berlusconi allontanare il voto è la priorità. «Non solo per Forza Italia e per il centrodestra -ragiona-, ma per il Paese». A Matteo Salvini, prima che facesse le sue dichiarazioni alla fine del consiglio federale della Lega, ha detto: «Rallenta sulla richiesta di nuove elezioni, ascoltiamo i suggerimenti di Mattarella e troviamo un nome per fare un governo del presidente, di tregua, ma con una matrice di centrodestra e i punti qualificanti del nostro programma. Arriviamo almeno a fine anno, altrimenti dalle urne uscirà lo stesso impasse di oggi». Salvini è sembrato accomodante, ma al leader azzurro ha raccomandato di non aprire al governo tecnico, lui non accetterebbe, convinto ancora di poter convincere il M5s.
Berlusconi la pensa al contrario, non crede ormai in accordi strutturali né con grillini né con dem e sa che l'alleato leghista spera nelle elezioni per capitalizzare il consenso montante, anche a spese di Fi. Il suo interesse coincide con quello di Di Maio, che invece vede segni di cedimento e teme che il suo elettorato, troppo liquido, si assottigli. «Il primo vuole tirare su la rete perché la vede piena, l'altro perché ha scoperto dei buchi», sintetizza un azzurro.
Il Cavaliere legge nell'ultimo sondaggio di Youtrend, pochi spostamenti del voto e non a suo favore: un piccolo calo dei 5Stelle e un centrodestra che sfiora il 40%, ma con un Carroccio più forte al comando. Insomma, le posizioni di Silvio e Matteo non possono essere le stesse, ma in vista dell'ultima consultazione, i due si accordano per percorrere una via intermedia. Lunedì dal Capo dello Stato il centrodestra si presenterà unito e per fissare la linea i tre leader potrebbero incontrarsi, oggi ad Arcore (per questo Berlusconi tergiversa sulla visita a Genova, per Euroflora) o domani a Roma, dove in Cavaliere arriverà in serata. Non è escluso, però, che Berlusconi, Salvini e Giorgia Meloni alla fine si parlino solo al telefono. L'intenzione non è di chiedere un incarico per il leader del centrodestra, ma di aprire ad una personalità terza, se non indicata direttamente almeno gradita alla coalizione. «Però, niente esperimenti alla Monti - dice uno dei più vicini al Cav-, soluzioni come Pajno...». Il numero due della Lega, Giancarlo Giorgetti, non sembra in lizza, mentre la presidente azzurra del Senato Elisabetta Casellati naturalmente piacerebbe a Berlusconi e sarebbe una figura istituzionale. Non ci sono liste di «responsabili» da presentare a Mattarella per sostenere l'avventura in parlamento di un governo di centrodestra, anche se gli azzurri dicono che li troverebbero tra autonomie, gruppo misto, frange dem. «Serve un governo forte - avverte il presidente dell'Europarlamento, Antonio Tajani-, capace di combattere a Bruxelles». E la capogruppo al Senato di Fi Anna Maria Bernini, che farà parte della delegazione con l'omologa della Camera Mariastella Gelmini, definisce «irricevibile» la proposta del voto del M5s.
«Ribadiremo - spiega Giorgio Mulè, portavoce dei gruppi di Fi - la volontà di dar vita ad un governo che sia espressione del voto degli italiani, coscienti che davanti a noi ci sono delle emergenze da affrontare: sterilizzare gli aumenti dell'Iva, innanzitutto».
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