"Molto preoccupato". Così si definisce Silvio Berlusconi che, in una lettera al Corriere, esprime le sue perplessità sul decreto Dignità messo a punto da Luigi Di Maio e che è "certamente un male per le imprese, per i lavoratori, per l'occupazione, per i veri e propri drammi sociali che l'Italia deve affrontare".
"Ci sono 15 milioni di italiani in condizioni di povertà, dei quali quasi 5 milioni in povertà assoluta, tre milioni di giovani che non studiano e non lavorano, tre milioni di anziani che rinunciano a cure mediche indispensabili perché non se le possono permettere", ricorda il Cavaliere, "Molti elettori hanno dato fiducia ai partiti dell'attuale maggioranza proprio perché speravano che facessero qualcosa per dare una risposta a questi problemi. Ora la prima risposta è arrivata, e non solo non risolve nulla, ma al contrario aggrava le difficoltà di famiglie e imprese".
Secondo l'ex premier, infatti, le misure contenute nel decreto "scontentano tutte le categorie produttive, chi lavora e chi crea lavoro" e soprattutto le piccole e medie imprese che sono sopravvissute "senza reti" alla crisi partita nel 2008-2009. "Questo decreto sembra fatto contro di loro", accusa Berlusconi, "Di Maio vuole regolare per decreto una cosa che non ha mai conosciuto, il mondo del lavoro. Non avendo idee originali, rispolvera ricette vecchie che sono fallite in tutto il mondo: sembra incredibile ma il ministro del Lavoro ripropone nel 2018 soluzioni vetero-comuniste già sconfitte nel '900 e alle quali non credono più nemmeno i sindacati seri".
Diverse le conseguenze che il decreto potrebbe avere sul mondo del lavoro secondo il leader di Forza Italia: "In questo modo non si riduce la flessibilità, si riducono i posti di lavoro, e si scoraggiano i contratti regolari a vantaggio del lavoro nero", spiega, "Chi ha scritto il decreto certo non conosce l'economia reale come chi lavora e chi fa impresa. Un milione di contratti che stanno per essere rinnovati ora sono a rischio e per quasi la metà si tratta di giovani. Avremo dunque più disoccupati e più sfruttati: non è certo quello che vogliono i giovani del sud senza lavoro, ma non è neppure quello che si aspettavano le piccole e medie imprese del nord che hanno dato fiducia al programma del centrodestra".
Programma che invece prevedeva "l'oppressione fiscale, l'oppressione burocratica, l'oppressione giudiziaria". "Il governo Conte sta facendo esattamente il contrario", dice Berlusconi, "L'ideologia della sinistra dirigista, che è proprio quella che ha ridotto l'Italia nelle condizioni di oggi, si ripresenta nella sua veste peggiore. Gli imprenditori sono visti come pericoli pubblici da sorvegliare e punire, invece che come creatori di opportunità e ricchezza, e io so di interpretare il grido di rabbia e di dolore di tante imprese, di fronte a norme che non serviranno a creare più lavoro stabile, che non si è mai visto creare per decreto, ma saranno invece un incentivo al lavoro nero e alla fuga verso l'estero, nei paesi dove il mercato del lavoro è più libero e dove non per caso la disoccupazione è un terzo di quella italiana".
Anche per questo - ribadisce il Cavaliere - Forza Italia è pronta a una dura opposizione in Parlamento. Dove ha anche presentato un disegno di legge per reintrodurre i voucher "che erano uno strumento fondamentale per garantire a chi svolge lavori occasionali una copertura previdenziale e assicurativa".
Parole che non sono piaciute ai 5 Stelle che non perde occasione per attaccare il Cavaliere: "Stupisce come il leader di Forza Italia non riconosca in questa situazione l'eredità lasciata dalla sua politica e dai governi del Pd che fingeva di avversare", sostiene Claudio Cominardi, sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali, "È strano leggere Berlusconi dare la colpa ai governi di sinistra, responsabili del declino economico di questo paese.
Non è coerente con la linea di sostegno all'asse Renzi-Verdini, inaugurata proprio con la sua visita alla sede Pd del Nazareno. Come ormai logora è la sua retorica dell'uomo del fare. Berlusconi è sulla scena politica da quasi venticinque anni, da lui ci aspetteremmo autocritica"- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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