Berlusconi, gelo con Matteo su fisco, Quirinale e riforme

Tra Berlusconi e il premier niente telefonate per Natale. Bocciato il Jobs Act: "Non serve". Si tratta sul Colle

Berlusconi, gelo con Matteo su fisco, Quirinale e riforme

Berlusconi sempre più deluso da Renzi. Anche sul Jobs Act il Cavaliere rileva l'ennesimo compromesso al ribasso da parte del premier. Non è quello che serve al Paese e il consigliere politico Giovanni Toti sintetizza così: «Tra i tanti “pacchi” giunti agli italiani in questi giorni è arrivato anche questo. E voglio ricordare che il governo Berlusconi varò la legge Biagi che invece portò lavoro». Pollice verso sulla politica economica di Renzi, quindi, al quale pare Berlusconi non abbia telefonato per fare gli auguri di Natale. Telefonata invece fatta ieri alla Comunità Incontro, fondata dall'amico don Pierino Gelmini nel lontano 1963. Nessun riferimento politico ma soltanto un messaggio di sostegno, amicizia e vicinanza ai tanti ragazzi che vivono a Molino Silla di Amelia: «Vi prometto che appena tornerò completamente libero verrò da voi per stare un po' assieme». Applausi in sala dove, oltre al direttivo della comunità, in prima file c'è anche il senatore Maurizio Gasparri. Berlusconi soffre delle limitazioni alla sua libertà personale e non vede l'ora di ributtarsi a tempo pieno nell'arena politica: «Per vincere tutte le prossime elezioni», giura in un videomessaggio agli italiani trasmesso la vigilia di Natale. «Con l'impegno, con la passione, col lavoro possiamo riuscirci», dice l'ex premier.

Ricorda qual è la bandiera degli azzurri: «È la formula liberale del benessere e della crescita che ha funzionato sempre e dovunque sia stata realizzata. Un programma in tre punti. Il 1° punto: meno tasse, il 2° punto: meno tasse, il 3° punto: ancora meno tasse. Meno tasse sulle famiglie per rilanciare i consumi. Meno tasse sulle imprese, perché possano produrre di più e tornare ad assumere e a investire. Nessuna tassa sulla casa, perché la casa è sacra». Il Cavaliere è preoccupato per la situazione perché «ciascuno di noi vive nel suo ambiente, nel suo lavoro, nella sua famiglia le difficoltà di una crisi economica che non accenna a risolversi».

L'unica via d'uscita è «la flat tax, la tassa al 20% uguale per le famiglie e per le imprese, che ormai funziona benissimo nei 38 Paesi in cui è stata adottata, ed è, con la formula liberale, il solo modo per rilanciare lo sviluppo, quello che appunto la sinistra non è capace di fare».

Non solo. L'ex premier vede all'orizzonte nuove tasse e, con le previsioni di sviluppo ridotte allo zero virgola, la crescita resta un miraggio.

Questo non vuol dire stracciare il patto e Berlusconi ci tiene a sottolineare che «votare con la sinistra le riforme Costituzionali non significa confondere il nostro ruolo di oppositori con quello della maggioranza, perché noi siamo all'opposizione di questa sinistra su tutto il resto e cioè sulla politica economica, sulla politica fiscale, sulla spesa pubblica, sulla riforma della giustizia, sulla sicurezza, sulla politica estera e su tutto il resto». Ma il Nazareno regge. «Sarebbe strano che il Pd che apre sulle riforme poi rifiutasse il dialogo sul Quirinale...», ricorda Toti.

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