Berlusconi al lavoro per portare al governo il centrodestra unito

Il Cav valuta il nome di un «papa straniero» qualora Salvini non ottenesse l'incarico

Berlusconi al lavoro per portare al governo il centrodestra unito

AAA Cercasi premier. Quando gli aventi diritto sono due, meglio ripiegare su un terzo che incarni il compromesso. Il matrimonio Salvini-Di Maio non s'ha da fare, perché il leader della Lega non rappresenta un partito vincitore alle elezioni, come il M5s, ma la prima coalizione e gli alleati rivendicano il loro peso.

Vedendo il murale con il bacio appassionato tra Matteo e Luigi a Silvio Berlusconi dev'essere venuto il voltastomaco. Non ha intenzione di rimanere fuori dallo strano fidanzamento. Sarà il terzo incomodo. Salvini, a dire il vero, assicura che è pronto a dire «arrivederci» al M5s se pone un veto a Fi nel governo. Così, si ragiona sulla figura che potrebbe guidare un esecutivo centrodestra-5Stelle, in cui ogni componente abbia il suo ruolo, i suoi ministeri. Circolano i nomi di un tecnico come Cottarelli, o di Giorgetti, braccio destro di Salvini ma uomo del dialogo con gli azzurri. I numeri per la maggioranza ci sarebbero, perché solo Lega e M5s rappresentano oltre il 50% degli elettori e con tutta la coalizione si arriverebbe ai due terzi. D'altronde, sembra che il presidente Sergio Mattarella non abbia intenzione di favorire un governo di minoranza, l'originaria idea del Cavaliere di un accordo con il Pd e, almeno al momento, è l'unica strada aperta.

Sul programma ci si può mettere d'accordo, prendendo un po' qua e un po' là, limando la categoricità degli annunci, trovando tante vie di mezzo. Da una parte e dall'altra, si avrà l'alibi che in omaggio alla governabilità del Paese si è dovuto rinunciare a puntare i piedi sulle promesse fatte in campagna elettorale.

Date le direttive per i capigruppo a Camera e Senato e le altre nomine, Silvio Berlusconi ieri ha deciso di rimanere ad Arcore e dovrebbe essere a Roma oggi. A Villa San Martino valuta la situazione, viene aggiornato da Salvini sui passi avanti (o indietro), si consiglia con Niccolò Ghedini e per telefono con Gianni Letta.

Denis Verdini non l'ha più visto, dopo la visita ad Arcore di marzo, ma il «teorico» del Patto del Nazareno conosce bene il Cav e ne interpreta gli umori, con il solito pragmatismo. «Il centrodestra è abbastanza coeso e Salvini, che ha il compito di portare avanti le trattative, sta facendo bene. Ma guai a sottovalutare Berlusconi», dice a Circo Massimo l'ex leader di Ala. Nessuna paura dei «barbari» di M5s e Lega, dice. «Di Maio non vuol fare il secondo a Salvini e viceversa. Quindi tutti e due dovranno fare un passo indietro, fare un compromesso, trovare un terzo e fare i ministri o i vice presidenti del Consiglio». Da un certo punto di vista, può essere utile, perché dovranno «abbandonare i punti di principio e sporcarsi le mani». Per Verdini, ci sarà una «sceneggiata» di mesi e «prima dell'estate avremo un governo sostenuto da centrodestra e M5s, ma che non durerà tutta la legislatura». Sarà «una cosa a termine per fare certe cose». Berlusconi, «intanto si è preso il presidente del Senato, che non è poco», e in prospettiva non c'è il partito unico o la federazione. Quindi, «niente drammi».

Il leader di Fi sta anche pensando come recepire i segnali che vengono dal partito, scombussolato dalla batosta elettorale e dalla subalternità alla Lega. Si chiede un rinnovamento, una gestione più collegiale, una riorganizzazione e diversi esponenti vedono in Antonio Tajani il coordinatore unico ideale.

Lui, da Bruxelles, smonta con un tweet la rinuncia di Fico all'indennità da presidente della Camera: «Soddisfatto che segua il mio esempio. Ho rinunciato alla buonuscita da commissario europeo (mezzo milione di euro), all'indennità di rappresentanza da presidente dell'Europarlamento (1.418 euro al mese). E ho ridotto di 2-3 le spese della presidenza».

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