Berlusconi non si pente: Forza Italia è da rifare

Le perplessità del Cavaliere dopo il duro faccia a faccia con Fitto: inutile spendere energie e soldi se il partito va per la sua strada, meglio chiuderlo

Berlusconi non si pente: Forza Italia è da rifare

Guerra fredda. Il day after del duro faccia a faccia tra Silvio Berlusconi e Raffaele Fitto non porta alcuna novità. Tutti rimangono sulle loro posizioni, a partire dal leader di Forza Italia, niente affatto pentito per gli affondi di giovedì scorso. Perché – ripete a chi ha occasione di sentirlo telefonicamente – ci sono momenti in cui è bene «stare uniti», tutti dalla stessa parte per essere pronti ad approfittare delle difficoltà dell'avversario che oggi non sono poche.

Ed è questa la ragione delle tante perplessità di un Berlusconi che inizia a non nascondere i suoi dubbi su Forza Italia. Nel senso che – queste le confidenze dell'ex premier ai suoi collaboratori più stretti – non è per nulla ragionevole «spendere energie e denari per un partito che poi se ne va per la sua strada». Il leader di Forza Italia, dunque, inizia a non nascondere qualche perplessità su quell'operazione che con tanto entusiasmo mise in moto poco più di un anno fa. Non perché non creda più in quella che Berlusconi continua a definire la «mission» di Forza Italia, ma per le nubi che si addensano all'orizzonte. Così le definisce l'ex premier quando qualche parlamentare a lui vicino gli chiede conto dello stato dell'arte.

Che dentro il partito si navighi a vista, infatti, non è un mistero. Che la fronda fittiana (e non solo) si porti dietro più di un malessere non è certo un segreto. Ecco perché Berlusconi sta iniziando a ragionare su uno scatto di reni, su una sorta di predellino-ter, una nuova «rinascita». Già, perché è questa la parola che usa Berlusconi nelle sue conversazioni private: «Rinascita». Come a dire che «basta», non si può andare avanti a scontrarsi su questioni che non hanno davvero peso ma che sono «quisquiglie».

Ecco perché il leader di Forza Italia paragona Fitto a Massimo D'Alema. Come a dire che l'ex governatore della Puglia ha esattamente lo stesso ruolo di «guastatore» che ha l'ex ministro degli Esteri nel Pd. Non è un caso che Giovanni Toti faccia proprio questo paragone. «Fitto è insoddisfatto per l'opposizione che Forza Italia sta facendo al governo al Renzi? Anche D'Alema non è particolarmente contento del premier...», ironizza il consigliere politico di Berlusconi. Che ci mette il carico: «Le sfaccettature che all'interno ogni partito ha sono molte e legittimamente ci sono, altrimenti sarebbe una limitazione di libertà e della democrazia. Forza Italia fa opposizione e lo fa bene, nelle commissione e nelle aule, con una certa moderazione che le è propria». Come a dire che ha poco senso prendersela con gli azzurri, visto che non è certo l'unico partito alle prese con complesse beghe interne.

Il punto, però, è che Berlusconi si è stancato di Forza Italia. Non solo degli scontri all'interno del partito, delle discussioni e dei tanti bracci di ferro. L'ex premier, infatti, non ne può più di dover dar conto di una «creatura» che alla fine dipende da lui dal punto di vista politico ovviamente ma pure sotto il profilo finanziario.

Insomma, secondo il leader azzurro inizia ad avere poco senso stare lì ad arrovellarsi e spendere denari per un partito che alla fine è solo fonte di «grane» e «problemi». Insomma - per dirla con le parole di Berlusconi – se Forza Italia è quello che ho visto in questi ultimi due mesi, allora «meglio chiuderla».

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