Berlusconi torna centrale: "Ecco le mie condizioni"

Il Cavaliere: «Irresponsabile votare subito. Salvini mai premier. Via dall'euro? Meglio la lira parallela»

Berlusconi torna centrale: "Ecco le mie condizioni"

Stoccate e punture di spillo, ma anche una ricetta per portare il centrodestra alla vittoria. Lo spunto per il confronto e per qualche messaggio a distanza è un'intervista rilasciata a Repubblica da Silvio Berlusconi in cui il Cavaliere rivendica la centralità strategica e politica di Forza Italia come partito della proposta contrapposto a quello della protesta rappresentato da Matteo Salvini. Una visione corredata da giudizi chiari e netti sul leader della Lega, di cui lamenta atteggiamenti un po' da «sbruffoncello», diversi da quelli tenuti in privato.

«Credo dice Berlusconi che il centrodestra sia il solo schieramento politico in grado di far uscire il Paese dalla crisi. Essere uniti è importante, purché su un progetto davvero condiviso. Il centrodestra non può pensare di avere un futuro soltanto intercettando le paure e il malcontento degli italiani. Lo scetticismo degli elettori si batte con la serietà delle proposte e delle idee. Con Salvini e Meloni ci siamo visti. Va tutto bene. In privato Matteo mi abbraccia, dice che ho ragione io. Poi in pubblico fa un po' lo sbruffoncello. Ma ormai lo conosco. Lui lo sa che non può essere il candidato premier».

Il messaggio è diretto: estremizzare troppo i toni e giocare sulle paure può assicurare un vantaggio immediato e tattico, ma strategicamente non porta alla vittoria. E proprio la possibilità di cogliere il bersaglio grosso è il nucleo del ragionamento berlusconiano, alla luce di sondaggi che mostrano come il centrodestra unito possa davvero rientrare in corsa, puntando a conquistare la guida del governo. Per questo il braccio di ferro per qualche punto percentuale in più è miope e rischia di far perdere di vista un obiettivo ben maggiore.

Berlusconi, naturalmente, rivendica la naturale leadership e la golden share sul centrodestra. Salvini è di differente opinione. Divergenze non mancano neppure sull'euro, anche se il leader di Forza Italia non drammatizza. «Sul programma siamo d'accordo al 95%. Solo sull'uscita dall'euro siamo in disaccordo. Oggi uscire dall'euro sarebbe velleitario, l'Italia ne avrebbe ripercussioni gravissime per il suo debito pubblico, per le aziende e per il risparmio degli italiani. I tassi d'interesse schizzerebbero in su, l'inflazione ripartirebbe galoppante, ondate speculative travolgerebbero la nostra moneta. Quello che potremmo studiare però è la possibilità di una moneta italiana con una doppia circolazione di moneta, euro e lira, in modo da riacquisire una parziale sovranità monetaria. Ne ho discusso con tanti professori e economisti. Dopo la guerra in Italia c'era l'Am-Lira. Quando mia madre mi mandava a fare la spesa, pagavo con quella moneta. Funzionava benissimo. Oggi ovviamente si chiamerebbe lira e basta».

Altro punto su cui la distanza è evidente è la data delle elezioni. «Votare a giugno mi pare complesso. Ci vorrebbe un grande accordo sui meccanismi elettorali che per ora non vedo. E poi portare il paese alle urne in queste condizioni sarebbe da irresponsabili». Una rassicurazione arriva invece sul suo personale impegno. «Non posso ignorare la richiesta pressante che mi giunge da militanti e elettori.

Quindi, in un modo o nell'altro alle elezioni sarò presente. I giudici di Strasburgo tengano presente che la loro sentenza non riguarda un privato cittadino, cosa comunque importante, riguarda la democrazia in un grande Paese europeo».

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