Cronache

Bernini rilancia: ora si indaghi sulle collusioni tra il Pd e i clan

Il politico: gli indizi portavano a sinistra ma i pm...

Bernini rilancia: ora si indaghi sulle collusioni tra il Pd e i clan

Chiuso definitivamente il capitolo sulle collusioni tra 'ndrangheta e politica in Emilia? Forse no. L'assoluzione definitiva di Giuseppe Pagliani offre lo spunto a Giovanni Paolo Bernini, l'altro politico di centrodestra finito nella retata del 2015 e assolto anche lui con formula piena, per rilanciare. Chiedendo che stavolta si indaghi nell'altra direzione, sul fronte che le indagini del pool antimafia di Bologna avrebbero sempre ignorato nonostante indizi concreti. Ovvero i rapporti dei clan con il sistema di potere di sinistra nella regione più rossa d'Italia.

Bernini ricorda che il protagonista dell'inchiesta Aemilia, il pm bolognese Marco Mescolini, approdò poco dopo alla guida della procura di Reggio. E però dovette fare le valigie, trasferito d'ufficio dal Csm per incompatibilità ambientale, dopo la rivolta dei suoi pm. Era stato lui, dissero i suoi sostituti, a decidere di rinviare la perquisizione del sindaco piddino della città del Tricolore «per non interferire con le elezioni». Alla guida della procura reggina Mescolini era arrivato grazie alle pressioni su Luca Palamara di una esponente locale del Pd, come raccontano le chat dell'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati.

Ma l'accusa che ora Bernini lancia agli inquirenti emiliani è ancora più grave: avere girato la testa quando nelle carte apparivano tracce che portavano non verso destra bensì a sinistra. «Alla luce del fiume di intercettazioni ambientali e telefoniche non tenute in considerazione - dice Bernini - e che coinvolgevano esponenti politici ed amministratori del Pd emiliano-romagnolo, chiedo la riapertura del filone di indagine sulle collusioni tra la politica e il clan calabrese. A meno che si voglia da parte di qualcuno far credere alla opinione pubblica che la malavita organizzata avesse agito da sola».

La chance per approfondire, dice Bernini, c'è: il pentimento del boss Nicola Grande Aracri, «la cui influenza ha determinato per troppo tempo le sorti del territorio emiliano infiltrandosi nel tessuto istituzionale e politico».

Bernini si augura che grazie alla scelta di Grande Aracri « possano venire a galla le vere responsabilità politiche a Reggio Emilia ed in Emilia-Romagna nel favorire il radicamento della cosca».

Commenti