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Bersani torna a fare il tribuno «I lavoratori vanno ascoltati»

L'ex leader Pd sfodera una delle sue metafore per attaccare Renzi: «Non si può sbattere la croce su un lato solo». L'Ugl: premier illusionista

Bersani torna a fare il tribuno «I lavoratori vanno ascoltati»

RomaIn fondo lì dentro ci sbranavano i cristianucci, mica cene di gala. E che il Colosseo fosse dunque luogo sinistro, magari pure di sinistra, lo si sospettava da lunga pezza. Gladiatori o no (destra parafascista, nell'immaginario collettivo).

In questo che è giustamente considerato ombelico del mondo e circo per antonomasia, ben venga allora l'intera compagnia dei panni sporchi in pubblico. Il premier Renzi pareva non veder l'ora, ché «questi qui non hanno capito che la musica è cambiata e mai più saremo ostaggio dei sindacati». Ma anche e soprattutto il compagno Bersani, da ieri tribuno della plebe lavoratrice al grido: «Non si può sbattere la croce su un lato solo» ( topic ultra delle immagini bersaniane).

Il duello senatoriale - l'antica Curia è qui tra le rovine, bastano due passi sui pietroni di via Sacra - giunge così a investire le maestranze del millenario Colosso (statua che non c'è più, rubata o distrutta non si sa da chi). Ma ci si interroga ancora sui lavoratori: gente evidentemente avvezza a ragionamenti binari, capace di considerare le proprie ragioni a loro volta ombelico del mondo e dunque pronta a un tristo fraintendimento del «male o bene purché se ne parli». Paradosso essendo che lo scandalo ha davvero sbloccato i pagamenti degli arretrati fermi da un anno e mezzo (così si rischia di rafforzare le cattive convinzioni dei lavoratori).

Perciò sembra abbastanza chiaro che ognuno recita una parte in commedia, mentre l'immagine dell'Italia va a farsi benedire. Anzitutto il leader della Uil, Carmelo Barbagallo: «L'assemblea sindacale è un diritto, ma dobbiamo stare attenti a non trasformare le ragioni che abbiamo in un problema per cittadini e turisti». Renzi ne ha approfittato per finirci a nozze; particolare non sfuggito né all'Ugl («Illusionista, è fin troppo bravo a gettare fumo negli occhi scaricando su lavoratori»), né ai Cinque stelle («Occhio alla propaganda di regime renziana»). Sottigliezze che al tribunizio Bersani interessano poco o punto, tanto è livorosa la lotta al rampante segretario. «Se io fossi al governo e mi arrivano dei lavoratori pubblici che mi dicono che da un anno e mezzo non prendono il 30 per cento dei compensi, direi loro: vi capisco e risolvo. Mettiamola così, invece di creare situazioni che i cittadini non capiscono, i turisti non capiscono e il governo non capisce o fa finta di non capire... I lavoratori vanno ascoltati, hanno o non hanno più il diritto di parlare?».

Filippica che finisce paro paro nella bolgia gladatoria, con il comunista Ferrero a definire la sottosegretario Barracciu «fascista in senso lato» perché ha parlato contro i diritti costituzionali dei lavoratori e il vendoliano Fratoianni a giudicare il decreto anti-scioperi annunciato dal governo «roba da servi della gleba». Iperboli fuori controllo cui non si sottrae il fronte avverso, così che il ministro Franceschini plaude al«passaggio storico», mentre Barracciu litiga (ancora!) con i tweet e l' italiano (il proprio). E in fondo neppure la Triplice che, sentendo odore di sangue e arena, annuncia un «possibile sciopero» a ottobre, ancor prima di aver potuto leggere il contenuto del decreto.

Sciopero a prescindere, avrebbe spiegato Totò.

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