Simone Di Meo
Napoli Per un attimo, 'o Sceriffo è diventato Billy the Kid. «Quello che fece Rosy Bindi è stata una cosa infame, da ucciderla. Ci abbiamo rimesso l'1,5%, il 2% di voti. Atti di delinquenza politica. E non c'entra niente la moralità, era un attacco al governo Renzi».
È a Matrix, mercoledì sera su Canale 5, che il governatore campano Vincenzo De Luca sgancia l'atomica che scuote non solo le opposizioni ma soprattutto il suo partito riaprendo la vecchia contesa con la presidentessa della commissione Antimafia. Una battaglia politico-legale che si trascina da oltre un anno, da quando cioè la Bindi inserì l'ex sindaco di Salerno nella lista degli impresentabili a ventiquattr'ore dalle elezioni regionali in relazione a un processo da cui De Luca sarà assolto, tempo dopo, con formula piena.
Don Vincenzo, per tutta la giornata di ieri, ha provato a difendersi ribadendo che «non c'era e non c'è alcun problema con l'onorevole Bindi, nei cui confronti, al di là di ogni differenza politica, riconfermo il mio rispetto oltre ogni volgare strumentalizzazione». Ha però attaccato frontalmente la trasmissione parlando di un «ennesimo atto di delinquenza giornalistica», rispetto al quale «verificheremo con l'ufficio legale gli estremi della querela a fronte di una evidente violazione della privacy e violenza privata».
«Apprezziamo il presidente De Luca per la sua schiettezza e originalità. Conoscendo alla perfezione la televisione, il presidente sa che essa non nasconde nulla. Basta rivedere la puntata di Matrix sul nostro sito per verificare che l'intervista non é stata rubata, ma anzi concordata in ora e luogo gli ha risposto il conduttore, Nicola Porro . Ricordo al presidente De Luca che anche Mediaset, a quanto risulta, è dotata di uffici legali. Non ci offendiamo se parla di noi in termini di delinquenza giornalistica, siamo certi non lo pensi veramente. Così come siamo certi che non auguri la morte di nessuno, tantomeno dell'onorevole Bindi. Come ha ricordato Vittorio Sgarbi proprio a Matrix - conclude Porro -, De Luca è il nostro Trump di Salerno».
Il vero contraccolpo, 'o Sceriffo, l'ha subito a livello politico. Il Pd lo ha praticamente lapidato. Da Debora Serracchiani a Lorenzo Guerini a Matteo Orfini, passando per Ettore Rosato e Luigi Zanda, la linea dei big è stata di intransigenza: «Il governatore chieda scusa subito». Durissimo il vicepresidente della commissione Antimafia, Claudio Fava, secondo cui De Luca «parla come un camorrista». Oltre all'immancabile Roberto Saviano, si sono fatti sentire pure don Luigi Ciotti e la «Fondazione Caponnetto». Bordate naturalmente dal M5S. «Alessandro Di Battista ha punzecchiato il premier che è rimasto in silenzio: «Presidente Matteo Renzi dici qualcosa su De Luca o lo tieni buono perché ti porta qualche voto al referendum?». Sconcerto dalla presidentessa della Camera, Laura Boldrini.
Tranchant il presidente del Senato, Pietro Grasso: «Non pensavo che spostandomi in politica avrei sentito delle parole che ero abituato a sentire quando ero procuratore antimafia. De Luca chieda scusa ha detto e smetta di imitare Crozza». Dalla Bindi in serata la replica, via Twitter: «Grazie a tutte e a tutti per la vostra solidarietà. Mi ha fatto bene».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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