Blitz della Finanza nella sede di Etruria

Acquisite carte sui bond del pensionato suicida. Sequestrati cellulari

Fabrizio Boschi

Cinque ore chiusi dentro Banca Etruria. La Guardia di Finanza è tornata all'attacco e ieri mattina i militari del nucleo speciale di polizia valutaria si sono presentati in via Calamandrei ad Arezzo, centro direzionale dell'istituto, per ordine della procura di Civitavecchia. Compito quello di prelevare documenti relativi all'inchiesta per truffa e istigazione al suicidio del pensionato 68enne Luigi D'Angelo, che si tolse la vita il 28 novembre 2015 dopo aver saputo di aver perso tutti i propri risparmi - oltre 100mila euro - per l'azzeramento delle obbligazioni subordinate della banca dopo il decreto «salva-banche» del 22 novembre, voluto dal governo Renzi.

La Finanza ha messo le mani su faldoni contenenti documenti relativi alla vendita delle obbligazioni subordinate ai risparmiatori della banca, nonché una documentazione specifica riguardante proprio Luigino D'Angelo, compreso il suo «mifid» (la scheda personale compilata al momento dell'investimento). I pm di Civitavecchia stanno cercando da mesi le prove che dimostrino che il pensionato sia stato ingannato da un funzionario della sua banca (anche se ancora non ci sono indagati). Per gli inquirenti è improbabile che D'Angelo abbia consapevolmente modificato il suo profilo bancario per comprare obbligazioni subordinate per 90mila euro e azioni per circa 20mila euro, strumenti finanziari ad altissimo tasso di rischio. Qualcuno potrebbe aver modificato il suo profilo di rischio. «Credo che l'indagine sia in dirittura d'arrivo», ha detto il legale della famiglia.

Ieri ad Arezzo si è tenuta anche l'udienza preliminare che vede imputati Giuseppe Fornasari, ex presidente di Banca Etruria, l'ex dg Luca Bronchi (quello della liquidazione da 1,2 milioni) e il dirigente Davide Canestri. I legali hanno chiesto per loro il rito abbreviato per il filone che li vede accusati di ostacolo alla vigilanza: l'udienza a porte chiuse si terrà l'8 giugno. Il gup di Arezzo Annamaria Loprete ha poi respinto la richiesta di costituzione di circa 200 parti civili ammettendo solo Banca d'Italia, unica parte offesa secondo l'ipotesi della procura. Il pm Angela Masiello, invece, ha disposto il sequestro del cellulare di Luca Bronchi e sta valutando anche quello di Pier Luigi Boschi (padre del ministro Maria Elena), ex vice presidente della banca fino al febbraio 2015.

E mentre i risparmiatori truffati stanno organizzando un'altra mega protesta per lunedì prossimo alle 15 alla Borsa Merci di Arezzo in occasione dell'arrivo del vice ministro all'Economia, Enrico Zanetti, che prenderà parte all'iniziativa di Federconsumatori sulle banche del territorio («sono già pronte le casse dei pomodori»,

dicono gli obbligazionisti), Renzi a Rtl rigira il coltello nella piaga: «Quando dicono che noi siamo della lobby delle banche, mi faccio una risata». I risparmiatori rovinati dal suo decreto, invece, non ridono per niente.

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