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Il M5S abbandona Boeri: "Fa il politico, deve dimettersi"

Dopo Salvini, ora anche il M5S chiede le dimissioni di Tito Boeri. Lo scontro con Di Maio sulle stime al decreto Dignità

Il M5S abbandona Boeri: "Fa il politico, deve dimettersi"

Alla fine è caduto l'unico scudo su cui Boeri poteva far leva per sperare di rimanere a lungo alla guida dell'Inps. Il titolare dell'Ente pensionistico si è messo contro pure il M5S e ora l'assicurazione di Di Maio a fargli concludere il mandato non è più così certa.

Da quando si è insediato il governo giallo-verde, Salvini non nasconde il poco apprezzamento per il lavoro, e le posizioni, di Boeri. E nei giorni scorsi ha dichiarato apertamente che, secondo lui, il titolare dell'Inps dovrebbe andare prima possibile a casa. Tradotto: il leghista vorrebbe "pensionarlo" prima del termine. E non l'ha mandata a dire. Ma la guerra del segretario del Carroccio si era arenata in parte contro il porto sicuro costruito da Di Maio. Il collega vicepremier, infatti, pur riconoscendo distanze su alcuni temi, aveva confermato la necessità che il presidente dell'Ente arrivasse a fine mandato. Oggi, però, le cose sono cambiate.

Tutto nasce da quella presunta "manina" sul decreto Dignità del ministro a Cinque Stelle. Di Maio non ha digerito la relazione tecnica realizzata dall'Inps. Per il pentastellato la previsione sul calo di 8mila posti di lavoro causato dall'attuazione del decreto è una sorta di fake news. Boeri non ha preso bene le critiche e, nella sua audizione alla Commissione Finanze della Camera di ieri, ha sparato alzo zero sul governo. Non solo contro Salvini, reo - dice l'economista - di averlo "minacciato". Ma anche (e soprattutto) contro quel Di Maio visto "fuori dal mondo".

Ieri in serata era trapelata la "forte irritazione" di Palazzo Chigi per le parole di Boeri. Voci di questo tipo non escono a caso: significa che nella coppia qualcosa si è rotto. E infatti mentre da un lato Di Maio si auspicava che il titolare dell'Inps la smettesse di "sedere ai banchi dell'opposizione", dall'altro è arrivata la bordata del M5S. Un colpo basso che schiera ufficialmente Boeri tra i nemici del Movimento. Il j'accuse è contenuto in una nota firmata dal capogruppo a Montecitorio, Francesco D'Uva: "È stato votato da qualcuno? - scrive il grillino - Le parole usate ieri dal presidente dell'Inps in commissione lavoro sul Dl Dignità tradiscono un atteggiamento politico, non tecnico. Con toni fuori luogo. Un'entrata a gamba tesa che ha contribuito ad una escalation sinceramente inaccettabile, mentre il Parlamento si appresta a discutere un provvedimento atteso da tempo, e pensato per aiutare tutti coloro che hanno sofferto di più questi anni di crisi".

Le parole del Movimento sanno di guerra aperta a Boeri. "Per il suo ruolo - continua la nota - dovrebbe rimanere fuori dalla contesa politica, invece di rilanciare previsioni arbitrarie e parziali sugli effetti del Decreto. Proprio ieri, i tecnici del Servizio Bilancio della Camera hanno chiarito che le stime sul calo dell'occupazione non sono dimostrabili. Sono valutazioni politiche, non tecniche, al provvedimento. Ma questo non è il compito per cui è stato chiamato alla Presidenza dell'Inps. Per quanto ci riguarda dovrebbe dimettersi".

Ora sono in due (Lega e M5S) contro uno.

html" data-ga4-click-event-target="internal">Boeri è avvisato.

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