Le bollette elettriche di consumatori e aziende, nel breve termine, rischiano di essere più salate. Non è l'effetto di un particolare rincaro dei prezzi del petrolio o del gas né si tratta dell'ennesimo incremento delle accise. La colpa è del mercato dei servizi di dispacciamento che nello scorso aprile ha registrato extracosti per circa 300 milioni. La denuncia è stata formalizzata da Marco Bruseschi, presidente del Coordinamento consorzi di Confindustria, ma gli effetti riguardano tutti. «Prevediamo che i dati di maggio e giugno saranno in linea, forse più alti: in tre mesi quasi un miliardo di euro, mezzo punto di Pil!», ha rimarcato con allarme Bruseschi aggiungendo che «come Pmi non accetteremo che tali costi siano trasferiti sulle nostre bollette». Il senatore M5S Gianni Girotto ha subito colto la palla al balzo. «Il Movimento si batterà con ogni strumento per ostacolare una nuova speculazione energetica che porterà ad un ulteriore aumento della bolletta elettrica per famiglie e imprese», ha chiosato.
«Speculazione» è un termine esagerato, come è nel costume grillino. Occorre, però, spiegare quali sono le variabili in gioco e perché a pagare potremmo essere noi. L'elettricità si contratta alla Borsa elettrica su diversi segmenti di mercato. I principali sono il Mercato del giorno prima (Mgp) e il Mercato infraday (Mi), gestiti dal Gestore dei mercati energetici (Gme) che è una società pubblica e vigila, appunto, contro le speculazioni. Il Mercato dei servizi di dispacciamento (Msd) è sempre operato dal Gme ma il player principale è Terna, il gestore della rete quotato in Borsa. Su Msd Terna risolve i problemi di congestione o di eccesso di domanda acquistando «al prezzo presentato» l'energia elettrica offerta. Il rimborso a piè di lista degli oneri sostenuti da Terna per evitare blackout si chiama uplift ed è una componente della bolletta elettrica.
Che cosa è successo ad aprile lo ha spiegato bene l'analista di Elemens, Andrea Marchisio, a QualEnergia.it. Su Mgp prevalgono i produttori da fonti rinnovabili: vendono a basso costo energia che già beneficia di incentivo come solare ed eolico. Alcune centrali tradizionali tendono a offrire maggiormente su Msd per spuntare margini più elevati. Confindustria denuncia, in particolare, la centrale Ep a carbone di Fiumesanto in Sardegna e quelle a gas di Enel e Sorgenia a Brindisi. C'è poi il problema storico della Sicilia che spesso non riesce a soddisfare la domanda ed è spesso presente su Msd. Il nuovo allaccio sottomarino alla Calabria, recentemente installato, dovrebbe mitigare la crisi.
L'Authority dell'energia, infine, sta cercando di aprire Msd anche alle rinnovabili in modo che la maggiore offerta faccia scendere i prezzi. Intanto, conclude Confindustria, «gli extracosti saranno scaricati da luglio nell'uplift» e, come al solito, pagherà Pantalone.
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