«Siamo di fronte a una riforma della giustizia che consegna ai magistrati un potere unico al mondo, un potere insindacabile, un potere che sconfina nell'arbitrio». Ma è anche una riforma che sospende la prescrizione dopo il primo grado di giudizio «Lo ritengo un obbrobrio. La prescrizione non è il luogo dell'impunità ma è la risposta al fallimento della giustizia». E allora domandiamo a Carlo Nordio, 72 anni, magistrato, procuratore a Venezia, oggi in pensione, di sicuro un uomo di dubbi e per questa ragione da sempre il più mite, se è davvero una riforma epocale o se è solo una riforma drammatica. «Innanzitutto non mi sembra si possa parlare di riforma, ma di parariforma, di riformina».
È una riforma della giustizia o è una riforma da giustizieri?
«È una riforma che si annuncia in contemporanea con la sospensione della prescrizione a partire dal primo grado e che finirà per allungare i processi all'infinito. Per impedire che accada, la riforma fissa un termine per quanto riguarda la durata dell'indagine, ma non prevede che siano termini tassativi. Prevede solo sanzioni disciplinari per i magistrati che non chiudono i processi in termini ragionevoli, e questo non servirà a nulla».
Il ministro è già sicuro di aver accorciato i processi con la semplice ingiunzione che dovranno durare sei anni.
«Non è attraverso un decreto che si può stabilire la perentorietà di un processo. È come stabilire che ogni mammografia debba essere effettuata entro ventiquattro ore dalla richiesta. È solo una risposta cartacea a un problema serio».
Per Bonafede la prescrizione è «l'isola degli impuniti». Cosa ne pensa?
«La prescrizione è anche il riflesso del principio costituzionale sulla ragionevole durata del processo. Le inefficienze della giustizia non possono ricadere sui cittadini. Il concetto del ministro è quindi improprio. Inoltre si dimentica troppe volte che in un processo ci sono anche le vittime che attendono. I processi si allungheranno e per loro sarà sempre più difficile ottenere dei risarcimenti».
Quali saranno i nuovi poteri dei procuratori?
«Immensi. A loro sarà consentito di decidere quali reati debbano essere trattati per primi. Il rischio è avere nel Paese una giustizia disomogenea. Ogni procura seguirà un suo criterio. Negli Usa tutto questo è possibile ma il procuratore presenta una propria politica giudiziaria e in base a quella viene eletto dal popolo, e se non va bene non viene riconfermato».
Rischiamo di avere arbitri senza arbitrio?
«Direi arbitrio senza arbitri. Oggi, un magistrato, ha già ampi poteri discrezionali. Domani, con la riforma, aumenteranno. Quello affidato ai pm, sarebbe l'unico potere al mondo senza responsabilità correlate. Un rimedio esiste. Fare stabilire al Parlamento, che è eletto, quali indagini debbano avere priorità. Un catalogo fatto dal parlamento che se ne assume la responsabilità ma non un procuratore».
Il Csm può essere eletto con i dadi?
«Si deve eliminare il rapporto patologico delle correnti ma non si possono nominare i componenti del Csm tra i primi che passano. Una soluzione sarebbe sceglierli tra i duemila consiglieri di Cassazione che sono sicuramente preparati e intelligenti per occupare il posto che già occupano. Insomma, un sorteggio che esclude il rischio di nominare incapaci e di eliminare il rapporto perverso delle correnti».
Il professore Ennio Amodio pensa che questo sia un governo ossessionato dal carcere. Si ritrova?
«Mi ritrovo. Il carcere deve essere l'ultimo rimedio. Naturalmente non significa lasciare libero chi accoltella un carabiniere. Voglio fare un esempio che conosco bene. Nei casi di tossicodipendenza non serve la galera. Esistono percorsi virtuosi, di recupero, come quello di San Patrignano che hanno permesso a molti ragazzi di tornare a una vita normale».
Per Bonafede nessuno potrà impedire la diffusione delle intercettazioni perché non si può «imbavagliare la stampa».
«Mi fa inorridire quanto dichiarato. Le intercettazioni sono diffuse - sempre ad arte e sempre a una stampa amica - con la precisa volontà di diffamare, impallinare, colpire l'avversario. Manipolandole si può fare dire ciò che si vuole. Potrebbe accadere anche allo stesso ministro».
Ritiene Bonafede un ministro adeguato?
«Gli riconosco la buona volontà ma è ideologico, carico di pregiudizi. Gli servirebbe un buon bagno liberale».
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