Roma Sentendo parlare al Csm Alfonso Bonafede di magistrati che non possono tornare alla toga dopo aver fatto politica, a molti sono tornate in mente le stesse parole pronunciate, lì e recentemente, da Elisabetta Casellati, ieri laica di Forza Italia a Palazzo de' Marescialli e oggi presidente del Senato.
È un po' sorprendente che il ministro della Giustizia grillino debutti all'organo di autogoverno delle toghe sposando una storica battaglia del centrodestra. In più, il Guardasigilli presenta come «priorità assolute» la lotta a mafia e corruzione, fermandosi al generico annuncio, ma il secondo messaggio forte che lancia è quello sulla Procura europea, impegnandosi a «rafforzare la cooperazione giudiziaria internazionale in un'epoca in cui il crimine organizzato transfrontaliero pone crescenti minacce». Si vede che nell'euroscettico M5S qualcuno si è accorto che da Bruxelles viene anche qualcosa di buono.
Nel plenum straordinario del Csm, con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Bonafede annuncia dunque una legge per impedire al magistrato che entra in politica di tornare a corti, procure e tribunali. Si partirà, dice, proprio dalla delibera approvata da Palazzo de' Marescialli in materia, perché «l'assunzione di un ruolo politico compromette irrimediabilmente la sua immagine di giudice terzo». L'azzurra Giusi Bartolozzi gli ricorda che non è una sua scoperta. «Pierantonio Zanettin di Fi, prima di essere eletto laico del Csm, presentò alla Camera nel 2001 ed al Senato nel 2013 un disegno di legge, con l'assenso di maggioranza e opposizione, per regolamentare la materia. L'ultimo testo, del 2013, di cui era relatore con Felice Casson, magistrato ed esponente del Pd, fu approvato all'unanimità».
Ora Bonafede cavalca un tema popolare e lo fa suo. Come quello delle intercettazioni, ribadendo che bloccherà la riforma, senza dire per andare in quale direzione. Parla di continuità con il ministero di Andrea Orlando, ma sembra piuttosto che voglia un taglio. Anche la riforma penitenziaria, chiesta dall'Europa, sembra vicina a saltare. È quello che chiede al ministro Aldo Morgigni, della corrente Autonomia e indipendenza di Piercamillo Davigo, molto vicina al Guardasigilli. Infatti il togato saluta Bonafede dicendo che con lui «inizierà una nuova stagione», poi sollecita la tutela degli stipendi dei magistrati, mentre i 5Stelle preparano il taglio delle pensioni d'oro. E infine insiste sulla questione di mettere da parte il merito e legare la carriera delle toghe solo all'anzianità: la gerontocrazia al potere, come vorrebbe Davigo. «Il rimedio di ogni male - obietta il togato di Magistratura indipendente, Claudio Galoppi - non può essere l'anzianità senza demerito. È un'opzione, demagogica e semplicistica, da mera campagna elettorale».
Come saranno i rapporti tra dicastero e Csm si vedrà,
perchè il ministro una visione politica complessiva ancora non l'ha esposta. Il Consiglio, poi, sarà rinnovato l'8 e 9 luglio e Davigo e i suoi si scaldano a bordo campo. Intanto, al ministero inizia il cambio della guardia.
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